Avete mai sentito parlare del Codice Leicester? No, non si tratta del sequel de “il Codice da Vinci”. Anche se in comune col best-seller di Dan Brown abbiamo il più grande genio del Rinascimento, di cui quest’anno ricorre il cinquecentenario della morte. L’altra parola in comune con il romanzo è: “Codice”, ma esattamente di che si tratta?
I codici di Leonardo erano delle raccolte di manoscritti, pieni di didascalie, appunti, disegni e annotazioni su carta, dove il genio di Vinci raccoglieva i frutti dei suoi studi ed esperimenti. Oggi potremmo forse chiamarli trattati, ma a differenza di quelli odierni, vi si possono trovare materie o branche delle scienze che non penseremmo mai di accostare tra loro.
Ad esempio, se sfogliassimo questo Leicester Codex, troveremmo appunti di geologia; illustrazioni di mulini e macchinari innovativi; studi di astronomia e di anatomia umana, dove si mette in rapporto il corso dei fiumi con il flusso sanguigno di un uomo. Non dimentichiamoci che Leonardo è pur sempre un protagonista dell’Umanesimo, dove (finalmente) l’uomo è al centro dell’universo! Sfogliandolo noteremo pure una delle caratteristiche più note e misteriose degli scritti leonardeschi, che il Vasari definì: “di caratteri scritti con la mancina al rovescio”.
Ho scritto due volte: “se sfogliassimo”, ma per poter scorrere i 36 fogli (di dimensioni molto vicine al nostro formato A4) dovremmo chiedere il permesso a mr. Bill Gates, il magnate della Microsoft. Sì, perché nel 1994 si aggiudicò il Codice Leicester (poi Hammer, che erano i nomi dei precedenti proprietari) ad un’asta battuta a 30,8 milioni di dollari e spicci, entrando nel Guinness dei primati come manoscritto più pagato al mondo.
Ma dunque di cosa tratta esattamente questo benedetto Codice Leicester? …Di acqua! L’acqua che ha sempre affascinato Leonardo, quella che spesso serpeggia tra i meravigliosi paesaggi sullo sfondo dei suoi dipinti, come pure “la Gioconda”. L’acqua che nel 1482, dovette regimare su incarico di Ludovico il Moro, duca di Milano, che voleva potenziare la navigabilità dei Navigli.
Anni dopo, proprio nel periodo del suo secondo soggiorno milanese, Leonardo iniziò a scrivere il Codice, che è datato appunto tra il 1506 e il 1510. I questi anni Leonardo tornò anche nella sua patria, Firenze dove gli vennero proposte commissioni artistiche come la perduta Battaglia di Anghiari, come pure servigi ingegneristici, che consistevano nel progetto di rendere navigabile l’Arno e deviarne il corso, così da strappare l’accesso al mare alla nemica Pisa.
Ah, dimenticavo: probabilmente non sarà possibile sfogliarlo fisicamente, senza il consenso di mr. Gates, ma lo si può fare virtualmente, accedendo al sito della British Library.
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