I batteri sono microrganismi impercettibili alla vista dell’uomo che possono risiedere in qualsiasi posto, ma hanno particolare affinità nei luoghi inquinati, sporchi e senza mai essere disinfettati.
Il fiume Gange ne è l’esatto esempio, in quanto è pieno di batteri resistenti agli antibiotici anche in tratti che sono in alta montagna, lontano dalle città dell’India, hanno scoperto gli scienziati.
Il fiume è lungo 2510 Km e scorre attraverso il Bangladesh e il nord dell’India dai suoi inizi in Himalaya. È noto per essere uno dei fiumi più inquinati al mondo, ma i ricercatori hanno trovato prove di batteri nocivi anche vicino alla fonte dell’acqua, dove dovrebbe essere teoricamente pulito. E, per loro, la colpa di ciò sono le persone che fanno pellegrinaggi e viaggiano come turisti ed usano i bagni e/o fanno il bagno nel fiume.
Gangotri è una destinazione religiosa per i pellegrini indù ed anche una popolare meta turistica, secondo il New York Times. È sacro e così chiamato perché si dice che la dea Ganga si trasformò in un fiume, appunto il Gange, per dissolvere i peccati degli antichi nobili.
I sistemi di fognatura, di per sé già non ottimali, non riescono a contrastare e regolare il numero spropositato di turisti. Già sovraccarico, si verifica un disastro quando il numero di persone che soggiornano nell’area aumenta a 500.000 a maggio e giugno.
Funzionari locali hanno affermato che sono stati messi in atto servizi igienici portatili, ma se piove pesantemente le acque reflue scorrono rapidamente nel fiume. Di conseguenza, il fiume si inquina e diventa la sede dei batteri, ma non quelli classici, bensì i superbatteri.
I batteri resistenti agli antibiotici sono ora comuni nelle persone perché assumono farmaci e mangiano carne trattata con farmaci simili. La resistenza si sviluppa quando i batteri sono esposti a una quantità di antibiotico troppo piccola per ucciderlo, permettendogli di evolversi per imparare a resistere la prossima volta. E il DNA che causa la resistenza, che è ciò che i ricercatori stanno scoprendo nel fiume Gange, può sopravvivere nell’intestino per essere distribuito attraverso l’urina e le feci.
Il dottor Shaikh Ziauddin Ahammad ha dichiarato al NYT: “Non stiamo dicendo alla gente di interrompere i rituali che hanno fatto per migliaia di anni. Ma il governo dovrebbe fare di più per controllare l’inquinamento e proteggerli”.
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