Il ghiaccio sepolto nelle profondità dell’Antartide potrebbe contenere informazioni importanti sulla storia del nostro pianeta e potrebbe aiutare a prevedere i cambiamenti climatici. Gli scienziati dell’Australian Antarctic Division (AAD) sono stati i primi a compiere un importante passo verso questa fondamentale scoperta. Questo lunedì hanno peraltro svelato il progetto di una particolare trivella, in grado di raggiungere i tre chilometri sotto la superficie del continente ghiacciato.
“Quello in cui ci cimenteremo nei prossimi anni è portare alla luce e risolvere uno dei più grandi problemi relativi alle scienze climatiche“, ha detto il glaciologo Tas van Ommen. Il ghiaccio, che si ritiene possa risalire a 1,5 milioni di anni fa, è oggetto di numerosi progetti di ricerca internazionali. “Vedremo nel ghiaccio delle piccole bolle intrappolate tra i singoli fiocchi di neve, formatisi quando il ghiaccio è stato sepolto“, ha detto van Ommen. “Queste minuscole bolle sono come capsule del tempo, che potrebbero darci informazioni su come fosse l’atmosfera di millenni or sono“.
“Vogliamo quindi mettere le mani su quel ghiaccio“, continua van Ommen, “e analizzare queste capsule temporali per capire quale sia stato l’impatto dell’anidride carbonica in quel periodo, ossia circa un milione di anni fa, quando il clima globale era in procinto di cambiare“. Circa 1 milione di anni fa infatti la Terra è passata dall’era glaciale durata circa 40.000 anni ad un ciclo successivo durato circa 100.000 anni, stando a quanto spiega van Ommen. “L’anidride carbonica è legata a questo cambiamento e potrebbe aver determinato la velocità con cui le ere glaciali si sono susseguite“, ha aggiunto.
Il trapano, realizzato in acciaio inossidabile, bronzo, alluminio e titanio, è un sensazionale mix di tecnologia sviluppata dalle più grandi aziende australiane e del mondo e può resistere a temperature fino a -55 gradi; ma raggiungere il ghiaccio sepolto non sarà un’impresa facile. La perforazione dovrebbe iniziare nel 2021 e potrebbe durare quattro anni, secondo le previsioni più ottimistiche. Una base mobile di 500 tonnellate porterà le attrezzature al cantiere, a circa 1.200 km nell’entroterra della costa dell’Antartide.
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