Gli astronomi hanno riacceso l’interesse per 8 Ursae Minoris b (8 UMi b), noto anche come Halla, un pianeta extrasolare che sembra sfidare le leggi dell’astrofisica. Scoperto in orbita attorno alla stella 8 Ursae Minoris (8 UMi), questo esopianeta ha stupito i ricercatori sin dalla sua scoperta, poiché avrebbe dovuto essere inghiottito dalla sua stella quando quest’ultima si è trasformata in una gigante rossa. Eppure, il pianeta continua a completare le sue orbite di 93 giorni, strattonando la sua stella.
In precedenza, gli scienziati avevano suggerito che 8 UMi fosse inizialmente una stella di massa inferiore con una compagna stellare vicina. Durante l’espansione in una gigante rossa, la stella avrebbe inghiottito la sua compagna, un evento che avrebbe alterato il suo percorso evolutivo, fermando l’espansione e salvando così il pianeta 8 UMi b. Tuttavia, questa teoria era basata su una stima dell’età della stella che doveva essere di circa 9 miliardi di anni.
Un team di astronomi guidato da Huiling Chen dell’Università di Pechino ha intrapreso uno studio per determinare l’età esatta di 8 UMi, utilizzando dati fotometrici e di posizione della navicella spaziale Gaia, oltre a uno spettro ad alta risoluzione ottenuto dall’Osservatorio dell’Alta Provenza in Francia. Le loro misurazioni hanno permesso di calcolare la temperatura, la gravità superficiale e la composizione chimica della stella.
Il team ha utilizzato tre metodi distinti per stimare l’età della stella: isocrone stellari (relazioni teoriche tra luminosità e temperatura), cinematica e abbondanze chimiche. I risultati hanno indicato un’età compresa tra 1,9 e 3,5 miliardi di anni, molto più giovane rispetto ai 9 miliardi di anni necessari per lo scenario di fusione binaria.
La giovane età di 8 UMi rende improbabile la teoria della fusione binaria come spiegazione per la sopravvivenza di 8 UMi b. Tuttavia, il team ha anche stimato che la massa di 8 UMi è di 1,7 masse solari, circa il 13% in più rispetto alle stime precedenti. Questa massa maggiore potrebbe significare che la stella è leggermente più compatta del previsto, il che potrebbe permettere al pianeta di orbitare a una distanza leggermente maggiore, sufficiente per evitare l’inghiottimento durante la fase di gigante rossa.
Nonostante le nuove scoperte, il mistero di 8 Ursae Minoris b persiste. I ricercatori sottolineano che è necessario ulteriore lavoro per comprendere completamente come il pianeta sia riuscito a sfuggire alla distruzione. I risultati della ricerca sono stati pubblicati all’inizio di questo mese su The Astrophysical Journal Letters, e rappresentano un passo significativo nella risoluzione di questo enigma cosmico.
La sopravvivenza di 8 UMi b ha importanti implicazioni per la comprensione dei processi evolutivi stellari e delle dinamiche planetarie. Questo caso unico potrebbe fornire nuovi indizi su come altri pianeti possano sopravvivere a scenari apparentemente catastrofici, contribuendo a espandere la nostra conoscenza del cosmo.
Con il mistero ancora aperto, gli astronomi continuano a indagare, sperando di svelare completamente i segreti di questo affascinante pianeta zombie.
Foto di Carlos Kenobi su Unsplash
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