Una nuova ricerca ha aggiunto un ulteriore strato di mistero all’origine della famosa pietra dell’altare di Stonehenge, escludendo definitivamente le Orcadi in Scozia come possibile luogo d’origine. Lo studio, pubblicato nel Journal of Archaeological Science: Reports, ha dimostrato che la grande lastra di arenaria, collocata al centro del celebre sito neolitico, non proviene dalle Orcadi, una delle ipotesi fino ad oggi considerate più plausibili.
Da tempo, gli storici e gli archeologi cercano di comprendere l’origine delle diverse pietre di Stonehenge, noto per essere stato costruito con materiali provenienti da diverse parti del Regno Unito. Molte di queste pietre, come le famose pietre blu, sono state trasportate dal Galles per decine di chilometri. Tuttavia, l’origine della massiccia pietra dell’altare, del peso di circa 6 tonnellate, ha suscitato particolari interrogativi.
Per molti anni si è ritenuto che la pietra provenisse anch’essa dal Galles, ma studi successivi hanno ipotizzato una provenienza ancora più lontana, dalla Scozia nordorientale, un’idea che ha sorpreso gli studiosi. Nel Neolitico, infatti, spostare una pietra di tali dimensioni su distanze così vaste sembrava improbabile, ma alcuni ricercatori avevano ipotizzato che potesse essere stata trasportata come un dono diplomatico, aumentando l’importanza di Stonehenge.
Ora, però, l’ultimo studio ha smentito questa teoria. Utilizzando tecniche avanzate di diffrazione dei raggi X e spettroscopia, il team ha confrontato campioni della pietra dell’altare con quelle di cerchi di pietre simili trovati nelle Orcadi. Il risultato ha mostrato che non vi è alcuna corrispondenza, lasciando così gli studiosi senza una risposta definitiva.
Questa nuova scoperta ha scosso la comunità scientifica, che era pronta ad accettare l’ipotesi delle Orcadi. “Tutti pensavano che sarebbe stata la Scozia”, ha commentato Rob Ixer, coautore dello studio. Nonostante la delusione, il team rimane fiducioso nel continuare la ricerca sull’origine della pietra, sperando che ulteriori analisi chimiche e lavori di datazione forniscano nuove risposte.
Foto di Pete Linforth da Pixabay
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