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Il pericolo delle armi batteriologiche che prendono di mira gruppi etnici

In futuro, potremmo avere a che fare con armi batteriologiche che colpiscono specifici gruppi di persone, evitandone altre. Questo sembra possibile con una modifica genetica dei batteri in modo da colpire solo alcune popolazioni e/o razze, ed evitare gli “effetti collaterali” tipici delle armi batteriologiche.

In pratica sembra possibile modificare i geni dei batteri in modo che attivino la loro azione mortale solo su alcuni soggetti, identificabili mediante una determinata codifica genetica, che risulta essere variabile a seconda della razza umana. Questo è quando è emerso da un rapporto del Center for the Study of Existential Risk dell’Università di Cambridge.

Nel rapporto, i ricercatori di Cambridge sostengono che i Governi del mondo stanno sperimentando da tempo armi futuristiche basate su tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la manipolazione genetica su batteri patogeni mirati a contagiare determinate razze.

 

Bisogna fermare questa ricerca

Il rapporto chiedeva espressamente la creazione di gruppi di ricerca indipendenti per valutare i rischi delle armi batteriologiche e di bloccare i protocolli già in atto per l’utilizzo di queste terribili armi. “La tecnologia sta diventando sempre più sofisticata a prezzi sempre più convenienti, democratizzando la capacità di nuocere più rapidamente e letalmente”, scrivono gli autori del rapporto. “In un eventuale guerra, una bio-arma potrebbe essere costruita per colpire un gruppo etnico specifico in base al suo profilo genomico”.

Di fronte a questo scenario terrificante, e anche dopo i recenti avvenimenti di manipolazioni genetiche, viene da chiedersi dove stia andando la ricerca genetica. Il Progetto genoma e’ sicuramente una delle sfide piu’ audaci della ricerca scientifica, ma tutti i miliardi investiti vengono anche da enti legati  a strutture di potere economiche e militari, che perseguono interessi ben diversi dalle applicazioni mediche. Alla fine, concludono i ricercatori, non possiamo aspettare che queste armi batteriologiche diventino realtà senza ribellarci.

Paola Tammaro

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