L’evoluzione della mobilità del pollice, è ciò che ha reso l’uomo in grado di creare strumenti e di compiere azioni che oggi reputiamo semplici, ma che non sono scontate, come cucire e creare dei vestiti per coprirsi e proteggersi dal freddo. Ma come questo sia avvenuto è a lungo rimasto un mistero. Quando e come si è evoluto il pollice opponibile?
Secondo un un nuovo studio, tramite il quale sono stati creati dei modelli per i muscoli di alcune ossa del pollice fossilizzate, potrebbe essere che già 2 milioni di anni fa, i nostri antichi antenati avevano sviluppato un’appendice straordinariamente abile.
Capire l’anatomia ed il funzionamento dei pollici degli antichi ominidi non è affatto semplice. I fossili purtroppo non preservano i muscoli, e fino ad ora per stimare e calcolare la mobilità del pollici, ci si è basati sulla somiglianza delle ossa delle mani tra i nostri antenati e noi.
Ma secondo alcuni ricercatori, la somiglianza può ingannare. È possibile infatti che, a seconda di come sono collegati i muscoli, alcune specie con anatomia ossea simile potrebbero avere forze di presa molto diverse.
Per questo motivo i paleoantropologi dell’Università di Tubinga, hanno creato dei modelli 3D delle dita fossili di un’ampia varietà di antichi ominidi, includendo molte specie del genere Homo e altre specie affini.
Nello specifico sono state digitalizzate le ossa di due uomini della prima età moderna e di quattro uomini di Neanderthal degli ultimi 100.000 anni. Fossili di H. Naledi (da circa 250.000 a 300.000 anni fa) e alcune specie di Australopithecines, che includevano Australopithecus afarensis, A. africanus e A. sediba.
Grazie alla tecnologia 3D, il team di ricerca ha ricostruito digitalmente il muscolo avversens pollicis, che consente al pollice di flettersi verso l’interno, nel suo punto di attacco alla base del palmo. Una volta costruito il muscolo, hanno simulato la forza che il muscolo potrebbe esercitare, con una forza maggiore che equivale ad una presa migliore e più precisa, ovvero quella che avrebbe consentito di compiere azioni precise come cucire.
Il modello è stato poi testato, per provarne la validità, su qualcosa che conosciamo molto bene, ovvero le nostre mani e quelle degli scimpanzé. Le stime di forza ottenute dal modello sono risultate essere corrispondenti alle capacità, a noi note, di uomini e scimpanzé. Il modello sembra dunque essere del tutto valido.
Dall’analisi sulle ossa fossili degli antichi ominidi hanno mostrato che tutte le specie del genere Homo prese in esame, avevano fondamentalmente la stessa forza di presa del pollice degli umani moderni. Inoltre è stato osservato un movimento moderno del pollice in alcuni esemplari di ominidi, i cui fossili provengono dal sito Swartkrans in Sud Africa e che sono stati datati a circa 2 milioni di anni fa.
Purtroppo questi antichissimi scheletri erano troppo incompleti perché si potesse stabilirne con esattezza la specie. Ma secondo i loro pollici ci sono buone probabilità che appartengano al genere Homo, anche se non vi è nessuna certezza. In ogni caso, i fossili di Swartkrans rappresentano i primi pollici umani conosciuti nella documentazione fossile, secondo gli autori.
Inoltre dalla ricerca è emerso che gli australopitechi potrebbero aver avuto pollici molto più deboli, più vicini a quelli degli scimpanzé moderni. Questo aspetto ha sorpreso i ricercatori, soprattutto nel caso di A. sediba che, come i fossili di Swartkrans, risale a circa 2 milioni di anni fa. Le sue proporzioni della mano umana avevano fatto supporre a molti ricercatori che potesse possedere una destrezza simile a quella umana.
Come hanno affermato a Science gli autori dello studio: “anche se gli australopitechi, tra cui A. sediba, possono aver mostrato comportamenti legati agli strumenti, non avevano ancora sviluppato un livello di efficienza simile a quello umano”.
Nel complesso, il lavoro suggerisce che il pollice umano moderno sia sorto circa 2 milioni di anni fa nel genere Homo, concludono i ricercatori. Ciò potrebbe aver permesso agli antichi esseri umani di diventare sempre più bravi nella fabbricazione di strumenti di pietra, superando alla fine gli altri ominidi.
Alcuni ricercatori, esterni allo studio, ritengono però che i risultati vadano presi con cautela. Secondo loro infatti, la mobilità e la forza del pollice non possono essere valutate solo sulla base di un singolo muscolo.
Ph. Credit: Katerina Harvati, Alexandros Karakostis e Daniel Haeufle
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