Nel 2018, quando il geyser Steamboat del Parco Nazionale di Yellowstone – che spara acqua più in alto di qualsiasi altro geyser attivo al mondo – si è risvegliato dopo tre anni e mezzo di dormienza, qualcuno ha ipotizzato che l’evento preannunciasse possibili eruzioni vulcaniche esplosive all’interno del bacino dei geyser circostanti. Queste cosiddette esplosioni idrotermali possono scagliare in aria fango, sabbia e rocce insieme a getti di vapore caldissimo, mettendo in pericolo la vita delle persone che vi assistono: nel dicembre 2019, un’esplosione di questo tipo sull’isola bianca in Nuova Zelanda ha causato la morte di 22 persone.
Un nuovo studio dimostra la presenza di scarse indicazioni di un movimento del magma sotterraneo, prerequisito necessario per il verificarsi di un’eruzione, frenando così gli entusiasmi. I geyser si trovano appena al di fuori della caldera vulcanica più grande e dinamica della nazione, ma negli ultimi 70000 anni la zona non ha subito notevoli eruzioni.
Michael Manga, autore senior dello studio e docente di Scienze della terra e planetarie alla University of California, Berkeley, spiega che le esplosioni idrotermali, che in pratica consistono in un’esplosione di acqua calda a causa del contatto con la roccia bollente, sono uno dei maggiori pericoli a Yellowstone. Lo studioso aggiunge che il motivo per cui sono problematiche è la difficoltà di prevederle; non è chiaro se esistono dei segnali che lanciano un avvertimento.
Lo scienziato e il suo team hanno scoperto che, nonostante il terreno intorno al geyser si sia sollevato, la sismicità sia leggermente aumentata un po’ prima del risveglio del geyser e l’atmosfera della zona sia lievemente più calda, nessun altro geyser dormiente nel bacino si è riattivato e la temperatura delle acque sotterranee che alimentano le eruzioni dello Steamboat non è aumentata. Inoltre, non si è verificata alcuna sequenza di eruzioni di vapore, a parte quella iniziata nel 2018, dopo un periodo di intensa attività sismica. Il professor Manga chiarisce che il team non riscontra alcuna prova dell’imminente arrivo di una grande eruzione. Lo studio sarà pubblicato nei prossimi giorni nei Proceedings of the National Academy of Sciences.
Ph. credits: UC Berkeley photo by Mara Reed
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