Secondo l’European Soil Data Center, l’equivalente di un cucchiaino di terreno contiene oltre un miliardo di batteri, un milione di altri organismi monocellulari, un milione di funghi e centinaia di animali più grandi come vermi e insetti. Gli scienziati sanno da tempo che questa biodiversità, così come le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno come la friabilità e l’acidità, giocano un ruolo chiave nella capacità del suolo di sostenere la vita delle piante, comprese le colture agricole.
L’argomento è particolarmente attuale nel Regno Unito, dove la salute del suolo è al centro della nuova legge sull’agricoltura che il governo sta per introdurre. “Abbiamo rivalutato l’importanza della biodiversità nel suolo e ora c’è grande fermento nella comunità scientifica che si occupa di questo settore“, afferma Jane Mills, del Countryside and Community Research Institute dell’Università del Gloucestershire. “Fino a poco tempo fa gli agronomi si concentravano sulla chimica del suolo, alla ricerca di elementi utili allo sviluppo di nutrienti e fertilizzanti“.
Molti dei benefici che possiamo sfruttare dal suolo dipendono dall’accumulo di materia organica, afferma Rob Griffiths, microbiologo presso lo UK Centre for Ecology & Hydrology. “È incredibile che ancora non abbiamo compreso a fondo come la vegetazione si trasforma in suolo“. I vermi sono un indicatore della salute del suolo agricolo e sono i principali responsabili della sua struttura, consumando foglie e altro materiale vegetale che poi espellono. Questo fertilizzante naturale contribuisce ad una decomposizione ulteriore che si unisce a quella di cui sono responsabili altri agenti microbici.
Circa la metà della materia organica nei terreni del Regno Unito è infatti probabilmente passata attraverso il metabolismo dei vermi, che sono anche una fonte di cibo per uccelli, mammiferi, rettili e anfibi. Organizzazioni agricole come la UK Development and Horticulture Board incoraggiano gli agricoltori a censire i lombrichi usando una procedura che prevede il prelievo di cubetti di terreno. Contare ed identificare i microbi nel suolo è un compito difficile, perché meno del 5% di essi può essere isolato e coltivato in laboratorio attraverso la microbiologia convenzionale.
Una nuova tecnologia di fingerprinting molecolare sta però venendo in soccorso attraverso pratiche di sequenziamento genetico e analisi dati, nota come “metagenomica”. Gli scienziati possono prelevare un campione di terreno e sequenziare tutto il DNA al suo interno, che può provenire da centinaia o migliaia di microbi diversi. I ricercatori stanno usando i primi risultati per costruire database di microbi del suolo e il primo tentativo di sviluppare un atlante dei microbi del suolo ha mappato circa 25.000 tipi di batteri, 500 dei quali rappresentano circa la metà dei batteri del suolo in 237 località campionate in tutto il mondo.
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