I primi test del vaccino sviluppati all’Università di Oxford sono promettenti, ma i ricercatori ritengono che i test in Sudafrica, attualmente il quinto Paese con i casi più confermati, rappresentino una fase cruciale. Al momento, meno del 3% degli studi clinici relativi al vaccino che promette di contenere la diffusione del coronavirus viene effettuato in Africa.
La nuova ondata di test in Brasile e in Sudafrica accelera il processo di sviluppo del vaccino e aiuta a testarne l’efficacia e la sicurezza. Lo studio, che è attualmente condotto e finanziato dal Sudafrica, verifica il vaccino sviluppato dal Jenner Institute dell’Università di Oxford.
Il grado di efficacia dei vaccini varia a seconda delle popolazioni in cui viene somministrato, spiega il professor Shabir Madhi, che conduce ricerche iniziate a fine giugno. È pertanto necessario rendere disponibili i dati che si applicano al contesto nazionale e che rendono possibile l’attuazione del vaccino in Sudafrica e in altri paesi africani in seguito.
“Altri vaccini hanno dimostrato di essere efficaci nelle aree con rese elevate. Ma quando sono stati analizzati in aree con reddito medio o basso, sono stati trovati molto meno efficaci, a volte anche senza alcuna efficacia”, ha spiegato il professore.
La partecipazione a questa fase dei test può anche essere fondamentale per abbreviare il tempo tra l’accesso al vaccino nei paesi ad alto reddito e l’accesso tra i paesi a basso reddito (che di solito è tra 5 e 20 anni).
La partecipazione ai test è volontaria. Vengono eseguiti esami del sangue per accertare che non vi siano condizioni mediche che rendano impossibile la partecipazione alla sperimentazione, quindi i volontari vengono inseriti in uno di due gruppi: metà delle persone riceve il vaccino e l’altra metà un placebo.
Viene spiegato ai partecipanti l’importanza, se sviluppano sintomi della malattia, di informare immediatamente i team incaricati dei test in modo che possano essere investigati. Durante tutto il periodo di prova, i partecipanti si tengono in contatto via SMS per rilevare eventuali sintomi e vengono osservati ogni due settimane.
Non appena ci sono casi di infezione tra soggetti che hanno ricevuto la prima dose del vaccino o il placebo, almeno un mese dopo la somministrazione, viene effettuata un’analisi per determinare se il vaccino protegge o meno dalla malattia: in questo caso, viene verificato se la sua efficacia è almeno del 60 percento.
Nonostante i risultati che hanno sollevato le aspettative dei ricercatori, è necessario ricordare che c’è ancora molta strada da fare e ostacoli da superare. A causa del gran numero di casi confermati di Covid-19, i ricercatori hanno incontrato difficoltà nel trovare volontari che non sono già stati infettati.
Dopo aver revocato la maggior parte delle restrizioni il 1° giugno, temendo un calo ancora maggiore del prodotto interno lordo, il governo sudafricano ha visto la diffusione del virus. Ora ci sono 200 volontari iscritti ai test, ma l’obiettivo è di trovarne altri 1800. Madhi spera di raggiungere il totale dei volontari nelle prossime tre o quattro settimane.
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