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Il viaggio delle monete: quando il lancio alla Fontana di Trevi diventa solidarietà

Quando un turista visita Roma per la prima volta, tra le esperienze irrinunciabili figura il lancio della monetina nella Fontana di Trevi. Un gesto che unisce i visitatori in un rituale collettivo, radicato persino nelle tradizioni degli antichi romani, che lanciavano monete per ottenere i favori delle divinità acquatiche.

L’archeologo tedesco Wolfgang Helbig fu il primo a suggerire questa pratica come un gesto di buon auspicio, destinato a garantire il ritorno di chiunque lo compisse. Un gesto che, nel corso del tempo, è diventato un’icona della cultura romana, coinvolgendo persino i leader del G20 nell’ottobre 2021.

Tuttavia, ciò che molti turisti potrebbero non sapere è che la loro donazione, sotto forma di monete lanciate nella fontana, assume un significato più profondo di quanto immaginino. Grazie a un accordo con il Comune di Roma, ogni anno, circa un milione e mezzo di euro donati inconsapevolmente dai turisti vengono raccolti e destinati a finanziare progetti ed iniziative della Caritas romana.

Il processo di raccolta inizia presto al mattino, con gli operai che riuniscono le monete, spesso provenienti da tutto il mondo, in un unico cesto. Una volta raccolte, le monete vengono trasportate in una struttura segreta, dove vengono asciugate, pulite e categorizzate.

Il valore di questa raccolta va ben oltre il suo aspetto monetario. Ogni anno, i proventi, che rappresentano circa il 10% del bilancio romano di Caritas, vengono destinati a una serie di iniziative sociali. Dai centri per i malati d’Alzheimer alle madri sole e ai loro bambini, dai funerali per non residenti al supporto alle associazioni che operano nel sociale, la Fontana di Trevi finanzia una vasta gamma di progetti che coprono le lacune non contemplate dalle convenzioni istituzionali.

Lanciare una monetina diventa così un atto di beneficenza che va a sostegno dei più bisognosi della città, contribuendo a finanziare progetti che rendono Roma un luogo di solidarietà e supporto reciproco.

Foto di Michele Bitetto su Unsplash

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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