Il subcontinente indiano è un punto caldo per i felini selvatici. Un nuovo studio condotto dall’Università di Uppsala mostra che solo una percentuale variabile tra il 6 e l’11% delle aree dove vivono tre specie rare di gatti sono protette. La mancanza di conoscenza di queste specie rappresenta un ostacolo alla comprensione della loro necessità di riserve. La ricerca appare sulla rivista Scientific Reports.
Oltre un terzo delle specie di gatti presenti in tutto il mondo vive nel subcontinente indiano. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno esplorato la situazione del genere Prionailurus. Esso comprende il gatto arrugginito (P. rubiginosus), presente solo in questa regione, che sembra prosperare meglio nelle foreste di latifoglie; il gatto pescatore (P. viverrinus), una specie associata principalmente alle zone umide, alle paludi di mangrovie e alle zone costiere, e il gatto leopardo (P. bengalensis), che è stato osservato principalmente nelle foreste tropicali e subtropicali.
Mats Björklund, professore emerito di Zooecologia all’Università di Uppsala, spiega che questo studio è importante perché dimostra che molti piccoli, rari e inafferrabili gatti che vivono nel subcontinente indiano non ricevono tanta attenzione quanto i grandi felini, che sono senza dubbio più spettacolari. Tuttavia, la necessità di proteggerli è altrettanto pressante, quindi occorre aumentare il numero e le dimensioni delle aree protette per includere un maggior numero di biotopi contenenti queste specie.
Utilizzando le coordinate geografiche dei siti in cui le varie specie sono state osservate nel corso degli anni e le informazioni più recenti raccolte da indagini fotografiche, gli scienziati hanno sviluppato dei modelli di nicchia ecologica, utili per identificare delle zone le cui condizioni ambientali, in larga misura, si adattino a ciascuna di queste specie. I modelli hanno anche permesso ai ricercatori di conoscere meglio i fattori ecologici, come il clima, la copertura e l’uso del suolo, che limitano o favoriscono la presenza di una specie. Si tratta di informazioni della massima importanza per l’adozione delle future misure di conservazione.
Gli scienziati hanno anche potuto constatare che la gravità delle minacce varia a seconda della specie. Il gatto leopardo, ad esempio, deve evitare i climi più caldi, poiché alcune parti della sua area di distribuzione, come le zone montuose del Ghats occidentale e orientale, stanno chiaramente iniziando a sviluppare temperature più elevate di quelle che questa specie può sopportare. Il gatto arrugginito, d’altra parte, è limitato principalmente dalla coltivazione della terra da parte dell’uomo, soprattutto nelle zone di irrigazione intensiva. Ciò è particolarmente preoccupante perché la proporzione di terreni agricoli nella regione è in aumento. Il gatto pescatore sembra essere la specie che, finora, vive nell’habitat meno protetto.
Foto di simone gatterwe da Pixabay
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