Foto di Hans-Jurgen Mager su Unsplash
Tra le varie influenze, e in generale virus che ciclicamente girano mutando, c’è anche l’influenza aviaria. Come un ciclo in un ciclo, quest’ultima a volte spaventa e a volte il passaggio annuale passa inosservato. La preoccupazione maggiore è il rischio di mutazioni incontrollabili che dipendono molto anche da quali animali riescono a infettare. Di recente, per esempio, è stato scoperto un orso polare che è morto proprio a causa della suddetta, un primo caso mai visto prima.
Attualmente il ceppo dell’influenza aviaria conosciuto è l’H5N1 e rispetto ai precedenti può, appunto, colpire diversi mammiferi. Finora si sono visti casi confermati nelle volpi, lontre, foche e orsi polari. Rispetto agli altri animali, la morte di quest’ultimo pone però nuovi spunti in quanto si parla di un mammifero di grandi dimensioni, non piccole e quindi implica, entro un certo grado, che potrebbe esserci un pericolo anche per noi.
Per capire effettivamente se questo caso possa essere solo un preambolo per altro o semplicemente un caso limite bisogna aspettare i test genetici sul virus. Si può sperare che il virus si sia in realtà poco adattato all’ospite e la causa fatale sia stata solo una combinazione di fattori. L’influenza aviaria di fatto ha già colpito le persone, ma i sintomi registrati solo stati tutti lievi.
Questo virus, più di altri, presenta un’adattabilità particolare che può di fatto portarlo a diventare un grosso problema per l’uomo in poco tempo e per questo è necessario tenerlo sotto controllo di continuo.
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