Una brutta stagione dell’influenza che sta per chiudersi in Australia potrebbe implicarne una peggiore negli Stati Uniti, dove la stagione influenzale è appena iniziata, riferiscono le organizzazioni sanitarie. “È troppo presto per dirlo con certezza, perché a volte l’Australia è predittiva di situazioni del genere, mentre altre volte no“, ha affermato il dottor Daniel B. Jernigan, del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie. “La mossa migliore sarebbe quella di riuscire a vaccinare più persone possibili, in questo momento“.
Nel periodo 2018-2019, la stagione influenzale degli Stati Uniti è durata da ottobre a maggio. Ben 43 milioni di persone hanno contratto l’influenza e circa 61.000 sono addirittura decedute. Le stagioni influenzali nell’emisfero australe, dove l’inverno è appena terminato, a volte possono infatti aiutare a prevedere l’imminente stagione influenzale nei paesi dell’emisfero opposto. Solo in Australia, 662 persone sono peraltro morte per influenza.
I ricoveri ospedalieri e le epidemie in case di cura si sono attestate su livelli piuttosto alti, stando a quanto ha detto il dottor Ian Barr, ricercatore presso un centro di ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupare dell’emergenza. La stagione influenzale è iniziata due mesi prima in Australia e ha fatto segnalare la presenza di un ceppo virale particolarmente aggressivo chiamato H3N2. I casi di influenza negli Stati Uniti rimangono contenuti, secondo l’ultimo aggiornamento dei Centers for Disease Control and Prevention.
Purtroppo, un bambino di 4 anni con pregressi problemi di salute è già deceduto a causa della malattia influenzale in California. “Non dovremmo mai dimenticare che l’influenza può ancora uccidere“, ha detto il dottor Cameron Kaiser, medico esercitante nella Contea di Riverside. “Una morte così precoce nella stagione influenzale suggerisce che quest’anno la situazione potrebbe essere peggiore del solito“. Bambini, anziani, donne in gravidanza e chiunque soffra di un qualsiasi problema di salute, nonchè gli operatori sanitari, sono particolarmente vulnerabili sia all’influenza che alle relative complicazioni, come la polmonite.
“Alcune persone che potrebbero avere l’opportunità di vaccinarsi potrebbero non avere questa opportunità in seguito“, ha dichiarato il dottor Robert Atmar, esperto di malattie infettive presso il Baylor College of Medicine di Houston. “La cosa più importante è che le persone ricevano il loro vaccino antinfluenzale prima che inizi l’epidemia“, ha aggiunto. Le donne in gravidanza dovrebbero inoltre evitare i vaccini antinfluenzali per via nasale, essendo importante comunque assumerlo, seppur con modalità di somministrazione diverse.
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