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Inquinamento atmosferico: un’epidemia silente che fa vittime su vittime

Una nuova ricerca che ha preso in esame l‘inquinamento atmosferico ha evidenziato che tale fenomeno è ben più mortale delle attuali guerre o di epidemie come quella del coronavirus. I dati rilasciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano chiaro, 8,8 milioni di morti solo nel 2015, per esempio. Morti collegati a tutti i problemi causati da un’aria non pulita. In generale, l’aspettativa di vita si è abbassata in media di 3 anni.

Il fatto che sia una media implica che alcune zone presentano un’abbassamento più significativo mentre in altri casi minore. In ogni caso, il 75% dei decessi collegati a tale fenomeno sono avvenuti in persone di età superiore ai 60 anni. Nel caso delle morti giovanili, la maggior parte sono avvenute in bambini di età inferiore ai 5 anni.

 

Il danno dell’inquinamento atmosferico

Le parole degli autori dello studio: “Poiché l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute pubblica nel complesso è molto più grande del previsto ed è un fenomeno mondiale, riteniamo che i nostri risultati dimostrino che esiste una pandemia di inquinamento atmosferico. L’inquinamento atmosferico provoca danni ai vasi sanguigni attraverso un aumento dello stress ossidativo, che porta quindi ad un aumento della pressione sanguigna, diabete, ictus, infarti e insufficienza cardiaca”

I morti nel 2015 sono preoccupanti, ma lo è ancora di più un altro dato. La situazione sta peggiorando. Per esempio, negli Stati Uniti l’inquinamento atmosferico è peggiorato negli ultimi anni. Un altro rapporto dell’OMS indica che il 93% dei bambini al di sotto dei 15 anni respira aria tossica e o inquinata.

Se da un lato è vero che l’inquinamento atmosferico non è tutto colpa dell’uomo, la maggior parte si. Si calcola che circa il 25-80% sarebbe potuto essere evitato se non fosse stato per questi inquinanti antropogenici.

Giacomo Ampollini

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