Il Tar del Lazio ha recentemente chiesto ai ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione di avviare una campagna di informazione entro il 16 Luglio. Il bersaglio? L’inquinamento elettromagnetico.
Sempre più diffuso a causa di smartphone e tablet, è praticamente invisibile, ma esiste, e i suoi effetti sono tuttora oggetto di studio. A fornire alcuni consigli pratici per usare meglio i dispositivi che causano questo inquinamento elettromagnetico è il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, con una guida dettagliata in merito.
La regola numero uno è di tenere la distanza da questi dispositivi. Per cui, è sconsigliato tenere il dispositivo attaccato al corpo: niente tasche di pantaloni o taschini da camicia, ed è inoltre assolutamente sconsigliato addormentarsi col telefono troppo vicino alla testa. Se proprio lo si deve tenere nella camera da letto, è preferibile attivare la modalità aerea e disporre il dispositivo ad almeno un metro di distanza dal proprio corpo.
A mantenere la giusta distanza aiutano gli auricolari, messaggi di testo piuttosto che chiamate, e nel caso la telefonata non si possa evitare, è preferibile farla in vivavoce, o alternare orecchio ogni cinque minuti.
Quando il telefono non ha abbastanza segnale, emette più radiazioni perché esso tenta di fornire ugualmente un servizio al cliente. Meglio evitare chiamate quando la linea è scarsa, così come evitarlo quando si è in auto o in treno. Inoltre, in macchina si sviluppa l’effetto ‘gabbia di Faraday’: le radiazioni emesse dai telefoni all’interno dell’autovettura vengono trattenute dalla gabbia di ferro che non le fa uscire.
Restando in argomento ‘segnale’, è sconsigliato l’utilizzo della connessione wi-fi. Quando si è collegati ad un modem, bisognerebbe distanziarsi da esso di almeno 1 metro, nelle fasi di upload e download. Per vedere video, meglio scaricarli sul dispositivo e metterlo in modalità aereo durante la visione. Tornando al discorso chiamate, sono preferibili quelle da linea fissa piuttosto che da mobile, poiché le chiamate via cavo non generano radiazioni che producono questo inquinamento elettromagnetico.
Si passa alla questione “bambini e smartphone”, e si ribadisce il concetto che questi non dovrebbero utilizzare in alcun modo smartphone o altri dispositivi di sorta. Questi strumenti andrebbero tenuti a distanza, visto che il loro corpo ancora in fase di sviluppo, assorbe maggiormente la radiazione elettromagnetica rispetto ad un adulto. La regola di base rimane la stessa: l’inquinamento elettromagnetico scompare solo quando si spegne il telefono.
Non è ancora stata provata la relazione tra insurgenza di tumori e smartphone, viene però ricordato un altro effetto dell’inquinamento elettromagnetico, che è il riscaldamento dei tessuti nelle immediate vicinanze. “Cosa significa? Nulla se il tessuto vicino è un osso, molto se è una ghiandola – spiega Emma Bagnato, medico del lavoro – Gonadi maschili e tiroide sono le due zone dove le ghiandole sono molto superficiali e quindi molto esposte eventualmente a un campo elettromagnetico generato da un cellulare”.
Poi ci sono altri disturbi, questa volta conosciuti: si va dalla cosiddetta “insonnia da monitor” ai disturbi d’ansia come la nomofobia, cioè la paura di non essere connessi, “che colpisce il 53% degli utilizzatori maschili di cellulare e il 48% delle donne”, sottolinea ancora Bagnato; dalla “vibrazione fantasma”, cioè la sensazione che il telefono stia vibrando o suonando quando non è vero, a disturbi più lenti come quelli legati alla cervicale.
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