Foto di Jorge Romero da Pixabay
Un nuovo studio ha suggerito che temperature calde e fredde estreme aumentano i decessi per insufficienza cardiaca, tra le persone con malattie cardiache. Lo studio ha esaminato oltre 32 milioni di decessi cardiovascolari in quattro decenni da più di due dozzine di paesi. Le persone con insufficienza cardiaca hanno subito il maggior numero di morti aggiuntive a causa di temperature estreme rispetto a quelle con altre condizioni cardiache.
Il calo dei tassi di mortalità cardiovascolare dagli anni’60 è un enorme successo di salute pubblica poiché i cardiologi hanno identificato e affrontato fattori di rischio individuali come il tabacco, l’inattività fisica, il diabete di tipo 2, l’ipertensione e altri fattori. La sfida principale ora per i ricercatori è l’ambiente e quanto il cambiamento climatico può influenzarci e cosa ci dobbiamo aspettare da lui.
Lo studio ha utilizzato dati sanitari, estratti da 567 città in 27 paesi in cinque continenti tra il 1979 e il 2019, attraverso la rete di ricerca collaborativa multi-paese multi-città. Gli esperti hanno confrontato i decessi cardiovascolari nel 2,5% dei giorni più caldi e più freddi di ciascuna città con i decessi cardiovascolari nelle stesse città nei giorni con temperature ottimali o quando i tassi di mortalità erano più bassi. Per ogni 1.000 decessi cardiovascolari, i giorni di caldo estremo rappresentano 2,2 decessi aggiuntivi, mentre i giorni di freddo estremo rappresentano 9,1 decessi aggiuntivi.
Se andiamo a confrontare le diverse malattie cardiache, l’aumento dei decessi è tra le persone che soffrono di insufficienza cardiaca, con 2,6 e 12,8 decessi aggiuntivi che si sono verificati rispettivamente in giorni estremamente caldi e freddi. Lo studio, secondo i ricercatori, è limitato dalla sottorappresentazione dell’Asia meridionale, del Medio Oriente e dell’Africa nei dati. Comunque la natura progressiva dell’insufficienza cardiaca potrebbe rendere i pazienti più vulnerabili ai cambiamenti di temperatura.
Questo è un risultato importante poiché una persona su quattro con insufficienza cardiaca viene riammessa in ospedale entro 30 giorni dalla dimissione e solo il 20% dei pazienti con insufficienza cardiaca sopravvive 10 anni dopo la diagnosi. Inoltre i ricercatori affermano che con il cambiamento climatico sono necessarie strategie che potrebbero ridurre l’impatto delle temperature estreme sulle malattie cardiovascolari.
Foto di Jorge Romero da Pixabay
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