Foto di Stephanie Morcinek su Unsplash
Le iconiche statue Moai dell’Isola di Pasqua (Rapa Nui), in Cile, sono tra i più affascinanti misteri archeologici del mondo. Con oltre mille colossi di pietra disseminati sull’isola, ci si è sempre chiesti cosa avesse causato la fine della loro costruzione. Fino a poco tempo fa, le principali teorie parlavano di deforestazione massiccia, guerre tribali o declino demografico. Ma una nuova ricerca getta luce su un altro possibile fattore: una grave siccità.
Lo studio, pubblicato su Earth ArXiv, ha analizzato isotopi di idrogeno presenti nello strato ceroso delle foglie fossili conservate nei sedimenti dei laghi dell’isola. I risultati sono sorprendenti: tra il 1550 e l’inizio del XVIII secolo, Rapa Nui ha vissuto un drastico calo delle precipitazioni, pari a circa 900 millimetri d’acqua in meno all’anno.
Una siccità prolungata di questa portata avrebbe potuto colpire duramente la capacità della popolazione di:
Secondo gli autori dello studio, non è necessario ipotizzare un collasso violento o una guerra devastante per spiegare la fine dell’epoca dei Moai. La siccità avrebbe creato pressioni tali da favorire conflitti tra comunità, portando a una riorganizzazione del territorio e delle priorità culturali.
Questa narrazione, più sfumata rispetto a quella del crollo totale, suggerisce un adattamento forzato ma non necessariamente distruttivo: la cultura di Rapa Nui potrebbe aver reagito a una crisi climatica riorientando le proprie energie.
La ricerca ha ottenuto il plauso di diversi esperti, come Daniel Mann, geologo dell’Università dell’Alaska, che ha dichiarato: “Le prove sono piuttosto consistenti”. Tuttavia, alcuni studiosi restano cauti. Dale Simpson, antropologo dell’Università dell’Illinois, sottolinea che i dati ambientali sono solidi, ma le conclusioni culturali potrebbero essere premature: “Ci concentriamo troppo sul collasso ambientale, ma potrebbero esserci altri motivi per cui la costruzione dei Moai si è fermata.”
La vera risposta, forse, non sarà mai una sola. Le grandi opere spesso si interrompono per un insieme di cause complesse: ambientali, sociali, culturali e spirituali. Ma questo studio aggiunge un tassello importante, ricordandoci che anche la resilienza ha un limite e che il clima può plasmare, interrompere o trasformare intere civiltà.
Mentre camminiamo tra i Moai, immobili e solenni, è affascinante pensare che forse fu la sete a fermare le mani che li scolpivano.
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