Israele ha appena lanciato nello spazio il suo primo velivolo. È partito da Cape Canaveral a bordo di un razzo della SpaceX, ed ora si prepara ad affrontare un viaggio di due mesi che ha come destinazione finale la Luna.
Quando il lander atterrerà con successo, Israele entrerà a fare parte del piccolo gruppo di paesi che hanno effettuato un atterraggio controllato sulla Luna, insieme a Cina, Russia e Stati Uniti.
Il progetto rappresenta la prima missione spaziale sulla Luna, finanziata interamente da privati. Il lander israeliano ha dimensioni ridotte, grande quanto una lavatrice, pesa circa 585 kg e si chiama Beresheet, che in ebraico significa Genesi. È decollato da Cape Canaveral giovedì alle 20:45 a bordo di un Falcon 9 della SpaceX di Elon Musk.
Yonatan Winetraub, co-fondatore dell’organizzazione no-profit SpaceIL che dirige il progetto, ha dichiarato “abbiamo pensato che fosse giunto il momento di cambiare, e portare il piccolo stato di Israele fino alla luna”. Un concetto su cui si è soffermato anche il capo del programma spaziale di SpaceIL, Yigal Harel, il quale ha affermato che “continueremo ad analizzare i dati, ma la linea di fondo è che siamo entrati nel gruppo molto esclusivo di paesi che hanno lanciato un veicolo spaziale sulla luna”.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha assistito al lancio dal centro di controllo di Yehud, in Israele. Il suo ufficio ha dichiarato che è stato un momento di grande orgoglio ed un grande passo per il paese e per la tecnologia israeliana.
Beresheet è stato sganciato dal Falcon 9, immettendosi nell’orbita terrestre, 34 minuti dopo il lancio e ha già dispiegato con successo le gambe di atterraggio. Ma il momento in cui le userà è ancora lontano. Per il momento accelererà, percorrendo orbite sempre più ellittiche intorno alla Terra, fino a che non intercetterà l’attrazione gravitazionale della Luna. L’atterraggio automatico dovrebbe avvenire l’11 aprile.
Il punto scelto per l’atterraggio è un oscura pianura lunare chiamata Sea of Serenity. Appena il lander si sarà posizionato, inizierà a scattare foto del sito di atterraggio ed inizierà a misurare i campi magnetici della zona. La sua operazione durerà soltanto due giorni, dopodiché si spegnerà.
Nel suo viaggio Beresheet, porterà con se una capsula contenente file digitali della Bibbia, disegni per bambini, l’inno nazionale israeliano, la bandiera di Israele ed i ricordi di un sopravvissuto dell’Olocausto. Nella capsula ci sarà anche l’immagine dell’astronauta israeliano Ilan Ramon, morto a bordo dello space shuttle Columbia nel 2003. La vedova di Ramon, Rona, era una grande sostenitrice del progetto Beresheet ed è morta di cancro a dicembre.
Costruito da SpaceIL in collaborazione con le Isralian Aerospace Industries (IAI), Beresheet è costato circa 80 milioni di euro, molto più economico delle missioni guidate dai governi russo, statunitense e cinese. Il suo principale sostenitore è Morris Kahn, miliardario israeliano di origine sudafricana. Insieme a Morris hanno contribuito alla missione il partito repubblicano statunitense, l’israeliana Miriam Adelson e suo marito, proprietario di casinò.
Beresheet è stato lanciato insieme ad altri due payload: un satellite per le telecomunicazioni indonesiano ed un satellite sperimentale per l’aviazione statunitense.
Dopo il decollo, SpaceX ha recuperato il booster che è atterrato senza problemi su una piattaforma oceanica. Musk ha affermato che il booster sarà utilizzato per la quarta volta ad aprile, durante un test di lancio senza equipaggio, della capsula Dragon.
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