Del caso di Ivan Balenzio, ex Communication Officer presso l’ESRIN, lo stabilimento dell’ESA a Frascati, ne avevamo già parlato in passato. Era il 2020 e aveva condiviso la sua vicenda legale – che ha avuto inizio circa nel 2015 – e che oggi finalmente trova una conclusione. Ma ricordiamo prima di tutto i fatti, come li avevamo lasciati.
Balenzio era stato assunto come “contractor” da un’agenzia di lavoro, la Kelly Services, per poi essere assegnato all’ESA. La sua causa principale riguardava le differenze salariali e aveva portato a una condanna dell’ente spaziale in primo grado, con l’ESA che aveva annunciato di voler fare ricorso.
La situazione di Balenzio aveva suscitato interesse mediatico, con articoli su diversi siti web nazionali, come Open e Il Fatto Quotidiano. Balenzio, tuttavia, rivelava una prospettiva più intima sulla sua situazione, confessando una sofferenza personale iniziata già durante il suo impiego. Questo stato d’animo lo aveva spinto ad affrontare difficoltà nel cercare nuove opportunità professionali, influenzando i suoi rapporti interpersonali.
Sempre Balenzio aveva sottolineato la difficoltà di continuare a trattare con la vicenda legale. Nonostante le avversità, è stato determinato a superare la sua situazione e a ristabilire un senso di normalità nella sua vita.
Il processo d’appello, conclusosi ad agosto 2023, ha emesso una sentenza che ha sancito diverse decisioni significative. In primo luogo, è stata confermata la responsabilità congiunta di ESA e Kelly Services, ratificando così quanto stabilito nel grado giudiziario precedente. Inoltre, è stato respinto l’appello presentato dall’ESA, il quale insisteva sulla richiesta di essere esclusa dal procedimento in base alla sua immunità. Il giudice ha ribadito la linea del primo grado, argomentando dettagliatamente il rifiuto della richiesta dell’ESA, sottolineando che l’immunità delle organizzazioni internazionali è applicabile solo nei casi in cui un procedimento legale possa influenzare decisioni politiche o strategiche. In materia di tutela del lavoratore per quanto riguarda le differenze salariali, l’immunità è stata considerata in modo più circoscritto, poiché non interferisce con tali decisioni.
Una nota interessante è che nell’appello in Cassazione, l’ESA non ha opposto la decisione della corte d’appello riguardante l’immunità, indicando che il principio stabilito è diventato definitivo, aprendo così la possibilità per altri contrattisti italiani di intraprendere azioni legali contro l’ESA in Italia.
Tuttavia, queste vicende sollevano diverse questioni accessorie, tra cui i tempi lunghi della giustizia italiana, i costi legali elevati, e va anche sottolineato il disagio psicologico e lo stress subito dal ricorrente.
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