Gli scienziati hanno individuato per la prima volta del vapore acqueo nell’atmosfera di un pianeta oltre il nostro sistema solare, dove la temperatura sembra essere compresa tra dei valori che potrebbero permettere la vita. “Trovare acqua in un mondo potenzialmente abitabile diverso dalla Terra è incredibilmente eccitante“, ha affermato Angelos Tsiaras dell’University College di Londra, dove un team di astronomi ha fatto la scoperta analizzando i dati del telescopio spaziale Hubble. “Questo pianeta soddisfa più requisiti di abitabilità rispetto a qualsiasi altro mai scoperto finora“.
L’esopianeta, noto come K2-18b, orbita attorno ad una stella nana rossa a 110 anni luce di distanza da noi, nella costellazione del Leone. Si colloca in quella che è conosciuta come la categoria delle “super-Terre“, presentando una massa pari a circa otto volte quella del nostro pianeta e il doppio del suo diametro. In teoria, la vita potrebbe già essere presente su K2-18b, data la presenza di acqua e di temperature tollerabili per le molecole biologiche; ma qualsiasi organismo ivi presente non assomiglierebbe alla vita come la conosciamo, data la diversa gravità (molto forte) sul pianeta e i più alti livelli di radiazioni solari.
“K2-18b non è definibile come una Terra 2.0 in quanto è significativamente più pesante e presenta una diversa composizione atmosferica“, ha affermato il dottor Tsiaras. “Tuttavia ci consente di cominciare a dare qualche risposta alla seguente domanda: la Terra è un pianeta unico nel suo genere?“. La ricerca di esopianeti oltre il Sistema Solare è iniziata solo 25 anni fa e da allora ne sono stati rilevati circa 4.000. La tecnologia contemporanea è infatti solo da poco giunta ad un livello tale da poter desumere informazioni precise su pianeti così distanti da noi.
Il pianeta è più vicino alla sua stella di quanto non sia la Terra rispetto al Sole e ha un periodo orbitale di 33 giorni; ma la stella è più piccola e più fredda del Sole, cosa che comporta una temperatura superficiale simile a quella presente sulla Terra. “Potrebbero esserci alti livelli di radiazioni ultraviolette, i quali sarebbero dannosi per la vita come la conosciamo, ma qualsiasi tipo di organismo sia presente lì, è plausibile che si sia evoluto in maniera tale da non patire queste condizioni“, ha dichiarato Ingo Waldmann, studente dell’UCL.
Gli astronomi però non possono dire con certezza quanto vapore acqueo sia presente nell’atmosfera, se sono presenti altri gas come azoto, ossigeno o metano, quanto è nuvoloso o se parte o tutta la superficie del pianeta sia coperta dagli oceani. La speranza è quella di rispondere a queste domande con la prossima generazione di telescopi presenti sia a terra che nello spazio. Questi ultimi includono il successore di Hubble, il telescopio spaziale James Webb, che entrerà in funzione nel 2021.
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