Foto di Manfred Richter da Pixabay
Sulla vetta più alta dell’Africa, il paesaggio sembra uscito da un cartone animato: enormi figure marroni e pelose punteggiano i pendii aridi del Kilimangiaro, il celebre vulcano della Tanzania. A prima vista sembrano cactus, gatti accovacciati o ananas giganti con frange vaporose. In realtà, sono piante straordinarie: le Dendrosenecio kilimanjari, autentiche sopravvissute delle alte quote.
Queste piante crescono in condizioni al limite dell’abitabilità, tra i 2.800 e i 4.000 metri di altitudine, dove il clima cambia radicalmente nell’arco di poche ore. La montagna crea un microclima tutto suo, con temperature che scendono fino a -29°C vicino alla cima e forti escursioni termiche quotidiane.
Eppure, le Dendrosenecio kilimanjari hanno sviluppato tecniche di sopravvivenza uniche:
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista PNAS, queste piante sono discendenti di specie che hanno colonizzato il Kilimangiaro nell’ultimo milione di anni. Alcune si sono evolute per adattarsi alle condizioni estreme della montagna, trasformandosi nelle “giganti pelose” che vediamo oggi.
Il loro aspetto stravagante è frutto di milioni di anni di evoluzione: foglie spesse e cerose per trattenere l’umidità, forme tozze e compatte per resistere al vento, e un sistema di crescita che conserva il calore e riduce la perdita d’acqua.
Queste piante sono un perfetto esempio di biodiversità endemica: esistono solo in alta quota, in una zona climatica ristretta, e sono vulnerabili ai cambiamenti climatici.
I tour operator, come Tranquil Kilimanjaro, sottolineano come la loro presenza sia un simbolo della resilienza della vita, ma anche un campanello d’allarme per la tutela di ecosistemi delicatissimi.
Chi raggiunge l’altopiano del Kilimangiaro rimane spesso stupito dalla presenza di queste “sentinelle verdi”. Sembrano immobili guardiani alieni tra roccia e nebbia. Eppure, sono esempi viventi di adattamento perfetto, testimonianze silenziose di un mondo in equilibrio precario tra gelo, sole e altitudine.
Un motivo in più per rispettare e proteggere la natura selvaggia e creativa del nostro pianeta.
Foto di Manfred Richter da Pixabay
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