Una delle malattie più debilitanti trasmesse dalle zanzare nel mondo è destinata a diffondersi in parti dell’Asia, Europa, Nord America e Australia, zone non ancora pienamente colpite da tale problematica, secondo quanto riferiscono i ricercatori.
Il virus della dengue, noto anche come “febbre rompi-ossa” a causa del dolore articolare che provoca, minaccia il 60% della popolazione mondiale e raggiungerà i 6 miliardi di persone entro il 2080, secondo quanto rivelato da un nuovo studio.
L’aumento maggiore dovrebbe presentarsi in Africa ma si prevede come anche gran parte degli Stati Uniti sudorientali vedranno un aumento della malattia, così come l’Australia e molte città nel sud della Cina fino al Giappone.
Ad essere risparmiata secondo tali studi potrebbe essere invece l’Europa meridionale, anche se gli autori dello studio affermano che le autorità sanitarie locali dovrebbero essere in grado di prevenire epidemie di questo genere anche in caso di diffusione.
Il documento, pubblicato su Nature Microbiology, è il primo a considerare la diffusione della zanzara come fattore chiave dell’esplosione della dengue, non legata dunque solo al cambiamento climatico, su cui si sono concentrati gli studi precedenti. La dengue è una malattia molto pericolosa secondo gli scienziati, in grado di uccidere ben 10.000 persone all’anno e di infettarne oltre 100 milioni.
La malattia si verifica principalmente in aree urbane densamente popolate, in particolare dove si raccolgono pozze di acqua stagnante, che forniscono un terreno fertile perfetto per le zanzare. Le persone infetti dal virus trascorrono gran parte della degenza a letto per oltre una settimana mentre molti richiedono un trattamento ospedaliero.
Oliver Brady, autore principale dello studio ed assistente alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha dichiarato: “Molti dei paesi colpiti da dengue sono paesi in via di sviluppo a medio reddito. Qui il 10% della forza lavoro è costretta a stare lontano dal lavoro o dall’istruzione ogni volta che vengono attaccati dall’influenza”.
Il documento afferma che uno dei fattori chiave della dengue è l’urbanizzazione e prevede che la malattia si diffonderà in paesi come l’Angola ed il Mozambico nell’Africa meridionale e nella regione del Sahel, una fascia di terra che copre quasi due milioni di miglia quadrate dell’Africa, dalla costa Atlantica ad ovest e verso il Mar Rosso a Est. Stando allo studio, la malattia si diffonderà anche attraverso la costa meridionale della Cina, un’area che ospita milioni di persone.
Altre aree che potrebbero diventare endemiche sono il Giappone e l’Australia, così come le altitudini più elevate nel Messico centrale e nel nord dell’Argentina. Le aree a rischio crescente comprendono l’Africa centro orientale e l’India.
Il dott. Brady ha dichiarato: “Ciò che ha permesso la diffusione della dengue non è stato il clima: è stata l’urbanizzazione. È stata la crescita delle grandi città in America Latina che ha consentito la diffusione della zanzara portatrice della malattia. Quando le persone si imbattono in malattie trasmesse dalla zanzara subito fanno riferimento a persone occupanti aree forestali. Non capiscono che la dengue è la malattia del 21° secolo e si può contrarre tranquillamente in città”.
Il virus è trasportato da due diversi tipi di zanzare: dall’Aedes aegypti e dall’Aedes albopictus, nota anche come zanzara tigre. La zanzara tigre si è diffusa in tutta Europa, fino al nord della Francia, ma i ricercatori affermano che è la meno pericolosa tra le due. La prima infatti è responsabile di gran parte delle malattia contratte in Asia ed America Latina.
Le zanzare dengue attaccano durante il giorno. I metodi protettivi come le zanzariere risultano dunque poco efficaci. Nonostante lo svilupparsi della malattia, non troviamo ancora alcun trattamento specifico e l’unico vaccino disponibile, la Dengvaxia, è efficace solo nelle persone che hanno già contratto almeno una volta la malattia.
Uno dei modi migliori per tenere sotto controllo la zanzara dengue è evitare l’accumulo di acqua nei contenitori, ma sappiamo benissimo che risulta essere alquanto complicato da far rispettare per un lungo periodo di tempo.
Simon I. Hay, direttore di scienza geospaziale presso l’Institute for Health Metrics and Evaluation e professore di scienze della metrica della salute presso l’Università di Washington e uno degli autori dello studio, ha affermato che i più a rischio di contagio saranno coloro che nei prossimi anni non avranno gli strumenti per contrastarla.
“Le strategie di mitigazione devono concentrarsi sulle aree endemiche della dengue, non solo sul rischio di espansione nelle nazioni occidentali. E’ necessario investire ora in sperimentazioni su nuovi vaccini e sul controllo delle zanzare, limitando le emissioni di carbonio e pianificando una crescita ed un’urbanizzazione sostenibile della popolazione. Sono questi i passi cruciali per ridurre l’impatto del virus”.
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