Il secondo pianeta più grande del Sistema Solare, Saturno, è celebre soprattutto per i suoi anelli. Questi sono divisi da una larga fascia di asteroidi, la Divisione Cassini , della cui formazione non si sapeva molto, almeno fino a poco tempo fa. Ora, i ricercatori dell’Osservatorio di Parigi (PSL) e dell’Università Franche-Comtè hanno dimostrato che Mimas, una delle lune di Saturno, agisce come una sorta di “spazzaneve a distanza“, spaccando le particelle di ghiaccio che formano gli anelli.
I risultati sono il frutto di due studi, supportati dall’International Space Science Institute e dal CNES, l’agenzia spaziale francese, pubblicati simultaneamente nel giugno 2019. Gli anelli di Saturno sono costituiti da particelle di ghiaccio la cui velocità orbitale aumenta man mano che si avvicinano al pianeta. La Divisione Cassini è invece situata tra i due anelli più visibili di Saturno, in cui la densità delle particelle è notevolmente inferiore rispetto a quella all’interno degli anelli.
I ricercatori hanno sospettato un legame tra Mimas, una delle lune di Saturno e la fascia, poiché vi è una regione sul bordo interno della Divisione in cui le particelle orbitano intorno a Saturno due volte più velocemente di Mimas. Questo fenomeno, noto come “risonanza orbitale“, spinge le particelle di ghiaccio, producendo uno spazio relativamente ristretto.
Un satellite naturale, come la Luna, tende normalmente ad allontanarsi dal suo pianeta piuttosto che ad avvicinarsi ad esso. Per migrare verso l’interno, una luna deve essere in grado di perdere energia, in particolare scaldandosi, il che causerebbe la fusione del suo ghiaccio interno e l’indebolimento della sua crosta esterna.
Tuttavia, lo stato della superficie di Mimas, che conserva ancora le cicatrici di impatti di meteoriti relativamente antichi, non sembra mostrare con uno scenario del genere. La seconda ipotesi dei ricercatori, che rimane da confermare, è che la perdita di calore sia stata ripartita tra Mimas ed Encelado, un’altra delle lune di Saturno.
Oggi, Mimas ha iniziato a migrare di nuovo verso l’esterno. Secondo i calcoli dei ricercatori, è probabile che la Divisione Cassini impieghi altri 40 milioni di anni per richiudersi. Grazie a queste scoperte, gli scienziati credono di poter osservare, con un po’ di fortuna, addirittura un esopianeta, date le particolare condizioni createsi in questa zona di spazio intorno a Saturno.
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