Il programma spaziale “Water on the Moon” fornirà ai futuri coloni ogni sorta di risorse cruciali, che vanno dall’idratazione al carburante per missili. Abbattendo i legami tra la struttura del biossido di idrogeno (H2O) dell’acqua, gli scienziati possono infatti creare ossigeno per la respirazione e idrogeno per il carburante. Prima che ciò possa accadere, tuttavia, gli scienziati devono capire dove si trova l’acqua e come viene immagazzinata sulla Luna. Per raggiungere questo obiettivo, i ricercatori dell’Università del Surrey e del Surrey Space Center stanno lavorando su satelliti miniaturizzati a basso costo per analizzare la superficie della Luna.
Il professor Craig Underwood, capo del gruppo Sensors and Platform Systems del Surrey Space Center, ha parlato del contributo dell’Università del Surrey alla corsa sulla Luna. Grazie al programma Apollo, tra il 1969 e il 1972 la NASA ha fatto molte scoperte cruciali sulla composizione e sull’ambiente della Luna. E con la NASA che prevede di tornare sulla Luna entro il 2024, gli scienziati sono ancora una volta entusiasti della prospettiva di camminare sul satellite.
Il più grande punto di svolta dall’era dell’Apollo, ha detto il professor Underwood, è la nostra attuale comprensione che i poli oscuri della Luna nascondono probabilmente depositi d’acqua. Se vero, i satelliti di piccole dimensioni noti come “CubeSats“, costruiti dalla Surrey, possono essere dispiegati intorno alla Luna per tracciare le sue superfici polari. Il professor Underwood ha dichiarato: “I risultati di Apollo ci hanno mostrato che le rocce lunari sono incredibilmente secche. Verificare gli indici della presenza dell’acqua sulla Luna: questa è la missione a cui stiamo lavorando“.
Trovare e attingere da questi depositi lunari sarà un grande balzo in avanti per le future missioni lunari: l’acqua e il carburante per missili sono una risorsa troppo pesante per essere spediti avanti e indietro tra la Terra e la Luna. Sulla Stazione Spaziale Internazionale, ad esempio, ogni singola goccia d’acqua viene utilizzata nel modo più efficiente possibile attraverso un riciclo costante. Sulla Luna, avere accesso a serbatoi d’acqua che possono essere riciclati e utilizzati dagli astronauti è una prospettiva elettrizzante.
Per questo motivo, il professor Underwood è positivo sul futuro dell’esplorazione lunare e infatti ha detto: “Abbiamo acqua da bere, ossigeno da respirare e idrogeno-ossigeno per produrre carburante per missili, quindi è il posto ideale da cui partire per esplorare il nostro sistema solare. Quindi posso convintamente immaginare i primi avamposti sulla Luna verso la fine degli anni 2020 e 2030. Diciamo entro il 2050“.
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