Nel 1922, la scoperta della tomba di Tutankhamon da parte dell’archeologo britannico Howard Carter ha portato a una delle scoperte più leggendarie nella storia dell’archeologia. Tuttavia, ha anche scatenato voci su una maledizione, a seguito di una serie di morti associate alle persone coinvolte nello scavo.
Il mito che circonda la maledizione legata alla mummia del Re Tutankhamon, che avrebbe colpito chiunque entrasse nella tomba dell’antico faraone egiziano, potrebbe essere più di un mito, ma avere una spiegazione semplice. Il giorno in cui Howard Carter aprì la tomba di Tutankhamon, un serpente uccise il suo canarino.
La morte dell’uccello, che faceva parte della squadra di esploratori (con il ruolo ingrato di entrare per primo nelle tombe per rilevare gas velenosi), fu subito interpretata da alcuni funzionari egiziani come un avvertimento contro l’intrusione.
Negli anni successivi, si verificarono altre morti legate all’episodio – tra cui quelle di George Herbert, V Conte di Carnarvon, morto di polmonite nell’aprile del 1923, e del finanziere nordamericano George Jay Gould, morto della stessa malattia dopo aver visitato la tomba.
Questi decessi alimentarono speculazioni su una “Maledizione del Re Tut” – che furono diffuse da resoconti giornalistici che sostenevano che ci fossero tra 9 e 20 morti legate alla tomba dell’antico faraone.
Parte di queste morti sarebbero state causate da incidenti, altre da sparatorie e persino suicidi. Alcune delle vittime non avevano mai visitato la tomba, ma erano in qualche modo collegate a qualcuno che l’aveva fatto.
I giornali occidentali raramente menzionavano le morti degli egiziani nei resoconti sulla maledizione. Il caso di Ali Kamel Fahmy Bey fu una delle rare eccezioni. Bey fu ucciso a colpi di pistola dalla moglie nel 1923, dopo aver visitato la tomba, scatenando un processo molto mediatico all’epoca.
Decine di egiziani avevano lavorato agli scavi, ma raramente la loro salute o il loro eventuale decesso erano oggetto di notizie. Tuttavia, qualsiasi morte di un occidentale in qualche modo legato agli scavi della tomba di Tutankhamon veniva riportata come “un’altra vittima della maledizione”. Pochi anni dopo, gli scienziati iniziarono a esaminare la possibilità che ci fosse una spiegazione più terrena per le morti.
Nel 2003, due medici suggerirono l’idea che una muffa comune, l’Aspergillus flavus, avrebbe potuto causare la malattia di Lord Carnarvon. Uno studio dell’Università di Harvard nel 2013 trovò prove di comunità fungine e batteriche nella tomba, ma erano inattive e non costituivano una minaccia per i visitatori.
La spiegazione più prosaica delle morti fu avanzata da Frank McClanahan, un medico che aveva curato Lord Carnarvon. In un’intervista del 1972, McClanahan sottolineò che le morti registrate erano semplicemente una piccola percentuale delle molte persone che avevano visitato la tomba.
Una questione di statistica, quindi. Che, dipinta con le sfumature romantiche dell’immaginario di Tutankhamon, ha assunto toni di maledizione.
Colui che sembra essere scampato alla maledizione della mummia di Tutankhamon fu lo stesso Howard Carter, che scoprì e saccheggiò la tomba senza subire alcuna punizione.
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