Esplorare i fondali oceanici è un’impresa davvero difficile, per questo non ne sappiamo molto. I misteri avvolgono soprattutto la zona adopelagica, ovvero quella compresa tra i 6000 e gli 11000 metri di profondità. Si tratta della zona conosciuta anche come zona adale o delle fosse oceaniche, il cui nome deriva del greco Ade, ovvero invisibile. Gli scienziati della NASA, in collaborazione con la Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) ha deciso di affrontare un progetto da 1,2 milioni di dollari, finanziati da privati, per progettare e costruire un nuovo drone sottomarino per esplorare la zona adopelagica. Il drone sottomarino della NASA si chiamerà Orpheus, in onore dell’eroe greco sceso per l’appunto nell’Ade.
John Leichty, ingegnere della NASA al lavoro sul progetto ha dichiarato che le profondità oceaniche “sono quasi totalmente inesplorate ed è un ambiente molto, molto inospitale per l’esplorazione. Ma ci sono un sacco di creature che vivono lì”.
Per questo progetto, la WHOI ha richiesto l’intervento gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory della NASA, dopo il fallimento della missione Nereus, durata appena 6 settimane. L’obiettivo di WHOI e NASA è creare un drone sommergibile piccolo e leggero da poter essere un giorno inviato ad esplorare anche gli oceano di altri pianeti. Orpheus è il primo passo in quella direzione e pesa appena 600 kg. Il biologo della WHOI, Tim Shank, ha dichiarato che Orpheus sarà infatti un antenato del robot che esplorerà gli oceani della luna di Giove, Europa.
Orpheus è stato testato con successo a Settembre, al largo di Cape Cod Bay, ad una profondità di appena 176 m, ben lontana dall’obiettivo fissato per il drone sottomarino. Durante l’immersione di prova Orpheus ha fotografato alcune creature simili a granchi ed altre tubolari. Inoltre grazie alle numerose fotocamere del drone, i ricercatori della WHOI hanno potuto assemblare ben 40 immagini scattate da Orpheus, ricostruendo il fondale sottomarino come lo ha visto il drone, in un mosaico tridimensionale. Orpheus è equipaggiato con quattro videocamere Go-Pro dotate di flash che oltre a catturare le immagini dei fondali oceanici, aiutano il drone nella navigazione sottomarina.
Orpheus è un drone sottomarino completamente autonomo, progettato per scendere sul fondale, svolgere la sua missione e tornare autonomamente in superficie, dopo averla terminata. Per ritornare in superficie il drone rilascia dei pesi in acciaio, che cadono sul fondo permettendogli di galleggiare fino alla superficie. Se qualcosa dovesse andare storto, i pesi del drone sono progettati per arrugginirsi e staccarsi dopo solo un giorno, lasciando tornare comunque a galla il robot.
Leichty ha affermato che “c’è ancora un sacco di lavoro da fare per migliorare l’autonomia del robot e far si che sia in grado di svolgere missioni più complesse”.
Nella zona che Orpheus è destinato ad esplorare, la pressione è di circa 1088 atm. Una pressione molto simile a quella che potrebbe trovarsi negli oceani di Europa.
La NASA non ha mai mostrato interesse per gli oceani terrestri, ma questo potrebbe essere l’inizio dello sviluppo di un progetto per esplorare un giorno gli oceani della luna gioviana. Europa è da sempre nei sogni dell’agenzia spaziale statunitense, con la sua superficie acquosa è infatti il luogo ideale in cui cercare la vita aliena.
Ma prima che una missione su Europa sia possibile, gli scienziati devono imparare a riconoscere e osservare le forme di vita che potrebbero esistere a tali pressioni. Devono inoltre sviluppare la tecnologia necessaria affinché questo avvenga.
Tra le zone che esplorerà Orpheus, vi sono i vulcani sottomarini e le zone ad esse circostanti dove si trovano particolari forme di vita. Shank è infatti fermamente convinto che verranno scoperti microrganismi mai osservati prima. Proprio per questo scopo, Orpheus è dotato di sensori per rilevare metano, idrogeno solforato ed elio. Ingredienti fondamentali per la vita nei particolari ambienti delle bocche vulcaniche sottomarine.
Il progetto finale sarà quello di avere un’intera flotta di droni sottomarini come Orpheus. Come ha affermato Shank, “queste aree cambieranno il modo in cui pensiamo a come esiste la vita sulla Terra, o su qualsiasi altro pianeta”.
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