Quando si tratta di scandagliare le profondità dello spazio in cerca di acqua, il banco di prova migliore potrebbe non essere la Luna: le opzioni più interessanti per gli imprenditori sono probabilmente i grandi asteroidi vicini alla Terra. Un recente studio ha infatti suggerito che circa 1.000 asteroidi ricchi di acqua vicini al nostro pianeta sarebbero più facili da raggiungere rispetto alla superficie lunare.
Mentre la maggior parte di queste rocce spaziali ha una dimensione di pochi metri, alcune potrebbero essere abbastanza grandi da contenere significative quantità di acqua. Complessivamente, l’acqua bloccata in questi asteroidi dovrebbe essere sufficiente per riempire circa 320.000 piscine olimpioniche; molta più acqua quindi rispetto a quanta ce ne sia ai poli lunari.
Poiché gli asteroidi sono piccoli, subiscono meno la gravità rispetto alla Terra o alla Luna. Se gli ingegneri riuscissero a capire come estrarre l’acqua da queste rocce spaziali, potrebbero produrre una fonte di combustibile che consentirebbe ai progettisti di veicoli spaziali di costruire modelli rifornibili per la prossima generazione di satelliti. L’estrazione di acqua dagli asteroidi potrebbe anche favorire l’esplorazione umana, risparmiando risorse utili per il lancio di carburante dalla Terra. Ma di fondo, resta da capire come liberare l’acqua intrappolata nei minerali presenti su questi asteroidi.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, oltre 5.200 oggetti lanciati nello spazio sono ancora in orbita oggi. Mentre alcuni continuano a funzionare, la maggior parte di loro ronza inattiva sulle nostre teste ogni giorno. Trasportano carburante e una volta svolto il loro compito, vengono distrutti oppure destinati a diventare “spazzatura spaziale”, detriti con la capacità di causare enormi problemi per i satelliti ancora funzionanti. Il rifornimento di carburante dei satelliti nello spazio potrebbe cambiare questo modello, sostituendolo con satelliti operativi a lunga durata.
“È più facile portare combustibile dagli asteroidi all’orbita geosincrona che dalla superficie della Terra“, ha detto il dottor Andrew Rivkin, ricercatore presso il Johns Hopkins University Applied Physics Research Laboratory. “Se fosse possibile stabilire una tale linea di approvvigionamento, ciò potrebbe rendere molto redditizia l’estrazione di acqua dagli asteroidi“.
Rivkin e i suoi colleghi si sono concentrati su una specifica classe di rocce spaziali chiamate “asteroidi Ch“. Sebbene questi asteroidi non mostrino direttamente un’ “impronta acquosa“, portano il segnale rivelatore del ferro ossidato, presente solo sugli asteroidi con segni di minerali ricchi di acqua, il che significa che i ricercatori si sono sentiti sicuri supponendo che tutti gli asteroidi di questo tipo ne presentino delle tracce.
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