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L’amaranto di Palmer desta enormi preoccupazioni per le coltivazioni future

L’amaranto di Palmer, una pianta altamente infestante, sta creando non pochi problemi ai coltivatori americani di mais e cotone. La pianta sta invadendo i loro campi, e sembra molto più aggressiva di un altro tipo di amaranto, chiamato tubercolare. Cresce molto rapidamente, produce centinaia di migliaia di semi ed è resistente a molteplici classi di erbicidi e pesticidi, incluso il glifosato. La resistenza di Palmer agli erbicidi che inibiscono la PPO, un gruppo di sostanze chimiche che interrompono la sintesi di clorofilla, è particolarmente problematica con il glifosato fuori dai giochi.

Gli agricoltori si erano rivolti agli inibitori della PPO come alternativa efficace, fino a quando non fu scoperta la resistenza nell’amaranto tubercolare nel 2001 e nel Palmer nel 2011. Patrick J. Tranel, dell’Università dell’Illinois, ha lavorato per anni per comprendere i meccanismi di resistenza agli inibitori della PPO, ed è stato il primo a scoprire le mutazioni chiave in entrambe le specie infestanti.

“Sapevamo che Palmer aveva lo stesso meccanismo molecolare dell’amaranto tubercolare per resistere agli inibitori del PPO, ovvero una mutazione genetica nota come la delezione di gly-210. La differenza è che Palmer ha evoluto la delezione di gly-210 indipendentemente dall’ibridazione con l’amaranto tubercolare”, afferma Tranel, capo associato e professore di scienze molecolari delle infestanti presso il Dipartimento di Scienze delle colture.

 

L’ibridazione è il problema da affrontare in futuro

È una buona notizia che gli scienziati non stiano trovando prove di ibridazione tra le due super erbacce, almeno per il momento. Ma il fatto che Palmer abbia sviluppato la stessa mutazione in modo indipendente, mostra quanto sia furba l’erba. Tranel e il suo team hanno determinato le origini evolutive della mutazione gly-210 osservando la genetica delle piante resistenti di entrambe le specie che crescevano insieme in un campo del Kentucky. Essere in stretta vicinanza per diversi anni avrebbe dovuto offrire opportunità di ibridazione.

“Sappiamo da esperimenti di laboratorio che sono in grado di ibridare, quindi il fatto che non accada sul campo è una buona cosa. Più le due piante si incrociano, più preoccupazioni avremmo”, afferma Tranel. “La constatazione che questa popolazione di Palmer ha delle mutazione genetica indipendenti è una preoccupazione, perché se si guarda al futuro, Palmer è meglio disposta ad affrontare i futuri prodotti chimici PPO”.

Paola Tammaro

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