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L’apocalisse climatica di John D. Sutter nelle “Opinion” della CNN

John D. Sutter continua la sua lotta contro il cambiamento climatico ed il riscaldamento globale, parlando di apocalisse climatica sul sito della CNN, con cui il giornalista e regista collabora ormai da un decennio.

 

Baseline, un progetto contro il cambiamento climatico

Da sempre Sutter si è schierato dalla parte dell’ambiente come dimostra anche il suo progetto, “BASELINE”, ovvero una serie di documentari pionieristici che racconta la storia del cambiamento ambientale globale oltre la durata di una vita umana, rivisitando i soggetti in quattro località sulla prima linea della crisi climatica, tra oggi e il 2050.

Fino ad ora i suoi documentari indipendenti, che hanno come scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, gli sono valsi anche due nomination agli EMMY: una per i nuovi approcci al documentario e l’altra per il reporting ambientale.

Il progetto BASELINE è patrocinato della National Geographic Society, della Nieman Foundation di Harvard e di UnionDocs. Ed il suo impegno per l’ambiente lo ha portato ad essere Knight Science Journalism Fellow al MIT ed è un Knight Visiting Nieman Fellow presso l’Università di Harvard.

 

L’apocalisse climatica e l’esasperarsi degli eventi atmosferici e il nome delle tempeste

Nel suo ultimo articolo sulla CNN, intitolato “Parliamo dell’Apoclisse Climatica”, Sutter cerca di sensibilizzare il pubblico sul problema del cambiamento climatico e su quanto questo sia poco discusso e poco affrontato sia a livelli governativi mondiali che nel quotidiano di ognuno di noi.

Sutter teme che l’aumento di eventi naturali catastrofici come intensi eventi meteorologici ed incendi, possa portare ad una sorta di desensibilizzazione del pubblico sull’apocalisse climatica a cui stiamo andando in contro per nostra causa.

In questo assurdo 2020 ad esempio, negli Stati Uniti si sono verificate così tante tempeste ed uragani, da aver finito i nomi della lista creata dall’Organizzazione meteorologica mondiale, che prevede l’assegnazione di nomi umani alle tempeste.

Come riporta Sutter, secondo le dichiarazioni al National Geographic di Adam Waytz, professore alla Northwestern University, questa denominazione delle tempeste non è affatto casuale. “In generale, gli esseri umani si preoccupano degli altri umani, quindi quando umanizziamo qualcosa di inanimato, ci fa interessare di più a quell’evento. Dare un nome alle cose può renderle più memorabili, più facili da ricordare e certamente le rende più facili da elaborare. Dato che le informazioni facilmente elaborabili assumono un’importanza enorme nella nostra mente, è probabile che dare un nome umano alle cose possa dare loro importanza.”

E allora diamo un nome alle tempeste, le temiamo e ci preoccupiamo dei danni che esse causano. Ma nel 2020 bisogna preoccuparsi anche della loro frequenza, del numero così alto di tempeste da esaurire la lista dei nomi e far si che si dovesse ricorrere all’alfabeto greco per nominarle. Ed abbiamo già avuto una Alpha ed una Beta.

 

Il rischio di desensibilizzazione dell’opinione pubblica su questa apocalisse climatica

I disastri innaturali come queste tempeste atlantiche sono sovralimentate dal riscaldamento globale e stanno diventando così frequenti e così pericolose. Anche gli incendi stanno aumentando mentre in passato tutti questi eventi disastrosi erano abbastanza rari da poterne tenere traccia.

Ora se ne sente parlare quasi ogni giorno, spesso si verificano eventi atmosferici catastrofici in qualche parte del mondo o incendi, come quello che ha aperto questo folle 2020 e che ha consumato l’Australia. E ciò che Sutter teme, e ne parla nel suo articolo, è che questo continuo resoconto di eventi disastrosi, possa farci abituare ad essi.

Sutter lo definisce come una una porta girevole di disastri legati al clima in cui potremmo rimanere intrappolati, rendendoci insensibili, più di quanto non lo siamo già, nei confronti della gravità di ciò che sta realmente accadendo.

 

Parliamone ed informiamoci, Sutter si mette a disposizione del pubblico

Questo è uno dei motivi per cui nel suo articolo sulla CNN, Sutter chiede ai lettori di inviare domande e opinioni sulla crisi climatica a cui risponderà egli stesso. Un impegno continuo verso il clima per combattere l’emergenza climatica.

La serie di domande e richieste di spiegazioni sull’apocalisse climatica che stiamo per vivere, andranno avanti sulla CNN per tutto l’autunno e Sutter risponderà di volta in volta a domande e dubbi su diversi argomenti, di cui il primo sono proprio i catastrofici eventi vissuti in questo anomalo 2020 come incendi, siccità, tempeste e inondazioni e altro ancora.

Secondo Sutter “la verità è che non dobbiamo restare paralizzati dall’entità di questa crisi. Esistono soluzioni praticabili ma non le stiamo perseguendo o non lo stiamo facendo nel giusto modo” per arrivare a fermare questa apocalisse climatica. Per questo è importante che se ne parli e che il discorso venga affrontato, recepito e assimilato da tutti, ed è per questo che Sutter ha lanciato la sua campagna di dialogo nella sezione Opinion della CNN.

Foto di Comfreak da Pixabay

Valeria Magliani

Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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