L’alimentazione e l’attività fisica sono elementi strettamente interconnessi tra di loro per mantenere un ottimale stato di salute. La mancanza di uno di questi due fattori, infatti, non porterà mai all’assetto psicofisico cercato.
Collegato a ciò c’è anche un altro problema, ovvero che, secondo la Royal Society for Public Health, maggior parte delle persone non capisce il significato di calorie e livelli di grassi in termini di bilancio energetico.
La società pertanto preme sul mettere sulle etichette degli alimenti quanta attività fisica serve per bruciare le calorie ingerite con quel cibo. Indica, quindi ai consumatori quanti minuti o miglia di esercizio fisico devono fare per bruciare le calorie in un determinato prodotto.
Una ricerca dell’Università di Loughborough sembra supportare questo approccio, prevedendo che il sistema potrebbe far diminuire fino di circa 200 calorie a persona al giorno la media, ovviamente se applicato correttamente.
Il team, utilizzando i dati di 14 studi, ha scoperto che sono state selezionate 65 calorie in meno per pasto quando è stata utilizzata l’etichettatura, denominata Pace. I ricercatori affermano che la differenza, sebbene non di per sé enorme, potrebbe essere significativa in quanto un consumo eccessivo regolare di piccole quantità di calorie è un fattore chiave che contribuisce all’obesità a livello di popolazione.
Un rapporto del mese scorso di Diabetes UK ha rilevato che 13 milioni di adulti nel Regno Unito sono obesi, con Stephen Powis, direttore medico nazionale del NHS, che descrive l’obesità come “una pericolosa minaccia per la salute pubblica”.
Pubblicando le loro ricerche sul Journal of Epidemiology & Community Health, gli autori dello studio di Loughborough hanno concluso dicendo: “l’etichettatura Pace è una strategia semplice che potrebbe essere facilmente inclusa negli imballaggi di alimenti/bevande dai produttori, sulle etichette dei prezzi di scaffalature nei supermercati e / o nei menu nei ristoranti/fast-food. Le agenzie di sanità pubblica potrebbero voler considerare la possibilità di includere le politiche per promuoverlo come una strategia che contribuisce alla prevenzione e al trattamento dell’obesità e delle malattie correlate.”
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