Un team di ricercatori ha scoperto che le feci dei pesci predatori sono un’importante fonte ambientale per le alghe flagellate nelle barriere coralline. La scoperta è un’inaspettata inversione di tendenza nella simbiosi della barriera corallina. Questo perché, secondo gli esperti, i predatori dei coralli solitamente mordono, indebolendo, le strutture della barriera corallina, creando nascondigli per altri organismi.
La ricerca è avvenuta durante una spedizione a lungo termine della barriera corallina di Mo’orea, nella Polinesia francese, dove il team ha seguito pesci che mangiavano quantità diverse di coralli e alghe. I ricercatori hanno avuto modo di capire dove e quali cibi mangiavano i pesci e quanto spesso defecavano. Carsten Grupstra, autore dello studio, ha prelevato campioni di feci di predatori da esaminare in laboratorio.
Lo scienziato dice di aver lasciato “alcuni campioni sul davanzale della finestra per alcune settimane a Mo’orea. Più tardi, quando ho iniziato a guardarli (al microscopio), ho trovato tonnellate di simbionti. Molti di loro stavano camminando e altri si stavano dividendo”.
Il gran numero di simbionti vivi era inaspettato e potenzialmente importante nel quadro più ampio dell’ecologia della barriera corallina. Sebbene i simbionti fossero stati precedentemente avvistati nelle feci di un numero limitato di predatori di coralli, non era chiaro quanti di loro fossero vivi e se fossero potenzialmente utili per i coralli.
Il team suggerisce che due specie presso la stazione di ricerca Mo’orea – Chaetodon ornatissimus e Chaetodon reticulatus – diffondono ciascuna circa 100 milioni di simbionti vivi al giorno in un’area di barriera corallina delle dimensioni di sei parcheggi. E tutto questo è abbastanza vantaggioso per i coralli.
Pertanto, gli scienziati hanno pianificato diversi esperimenti su giovani coralli e hanno sollecitato quelli più adulti per determinare la velocità con cui assorbono i simbionti dalle feci. Una migliore comprensione dell’assorbimento dei simbionti può portare alla realizzazione di nuovi metodi per aiutare le barriere coralline a riprendersi dallo “sbiancamento” indotto dallo stress.
Lo sbiancamento si verifica quando i coralli stressati espellono la loro massa simbiotica, spesso lasciando i coralli incolori. Le situazioni di sbiancamento sono sempre più comuni a causa dei cambiamenti climatici. Mentre alcuni coralli non si riprendono mai dallo sbiancamento, altri riescono a riprendersi, il che solleva la questione di come i coralli sbiancati ripopolino le loro comunità simbiotiche.
Ora, il team sta conducendo una nuova ricerca per scoprire se il contatto con le feci dei predatori dei coralli può migliorare i tassi di recupero dalla devastazione degli effetti sbiancanti e valutare la salute dei coralli a lungo termine.
Lo studio è stato pubblicato su Animal Microbiome.
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