Circa 50000 anni fa, un gruppo di uomini di Neanderthal si stabilì in quella che oggi è una scarpata rocciosa a sud di Valencia, in Spagna, costruendovi una casa con tanto di bagno. Nel corso degli ultimi anni, gli scienziati hanno estratto e analizzato alcuni resti delle loro deiezioni. In una nuova ricerca, apparsa sulla rivista Nature Communications Biology, i ricercatori hanno osservato parte degli ecosistemi che popolavano le viscere di quei primi uomini grazie a un deposito di feci nei resti di un focolare sul sito. Un team interdisciplinare di archeologi, microbiologi e antropologi è riuscito ad estrarre dalle feci dell’uomo di Neanderthal oltre 200 microrganismi batterici.
Secondo Marco Candela, microbiologo dell’Università di Bologna e coautore dell’articolo, gli scienziati desideravano scoprire quali microbioti sono evoluti insieme alla specie Homo nel corso del tempo. I risultati sono sorprendenti; l’incredibile coerenza che i ricercatori hanno riscontrato tra i microbi presenti nell’intestino dell’uomo di Neanderthal e quelli che popolano l’intestino degli esseri umani moderni dimostra che molti minuscoli abitanti delle nostre viscere sono in realtà residenti di lunga data che vivono dentro di noi da centinaia di migliaia di anni e si sono evoluti insieme agli esseri che li ospitano.
Il dr. Candela precisa che il team ha identificato alcuni microrganismi comuni agli esseri umani moderni e ai Neanderthal, il che significa che questi microrganismi popolavano l’intestino umano già prima della separazione fra le due specie. In effetti, i dati più antichi sui microbiomi intestinali degli esseri umani risalgono a circa 8000 anni fa. Questo ha reso difficile per i ricercatori la conoscenza delle viscere dei nostri progenitori. I reperti costringono ad andare indietro nel tempo di circa 40000 anni, poco prima della scomparsa dei Neanderthal, così come li conosciamo, dall’archivio evolutivo.
Nei primi anni 2000, gli esperti avevano definito “vecchi amici” i microrganismi con un notevole potere di permanenza nell’intestino dei mammiferi, collegando la loro evoluzione contemporanea alla nostra con il modo in cui gli umani hanno vissuto per centinaia di migliaia di anni.
Ph. credits: Foto di Università di Bologna
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