Per gli esperti di malattie infettive, anche l’Europa centrale e settentrionale saranno interessate, nei prossimi decenni, dalla diffusione di malattie infettive di tipo tropicale, a causa del riscaldamento globale e dei commerci internazionali.
Alcune malattie tropicali trasmesse da insetti come mosche e zecche e poco frequenti e conosciute in Europa, potrebbero presto divenirci anche sin troppo note. Secondo quanto riportato all’European Congress of Clinical Microbiology & infectious Deiseases (ECCMID), la diffusione delle malattie come la leishamniosi, la chikungunya e la febbre dengue, è in rapida espansione e si estenderà a tutto il continente europeo.
Questo perché il cambiamento climatico ed i l riscaldamento globale, rendono il clima europeo adatto anche a questi insetti tropicali, come la zanzara tigre e la zecca dei boschi. Insetti che giungono sino al Vecchio Continente grazie alla facilità degli spostamenti in un mondo globalizzato, in cui tutto si dove sempre più rapidamente.
Negli ultimi anni infatti, a causa delle temperature sempre più alte, non ci sono più i freddi inverni che rendevano impossibile la sopravvivenza di questi insetti. È così che si sono riscontrati dei casi di malaria in Grecia, di chikungunya in Italia e di febbre dengue in Francia ed in Croazia, nonché casi di febbre del Nilo nel sud-est Europa.
Secondo le stime degli esperti, entro il 2060, gli insetti veicolo della leishmaniosi espanderanno il loro territorio sino alle zone meridionali del
Regno Unito. Inoltre la zecca Ixodes ricinus, veicolo della malattia di Lyme e di meningoencefalite, potrebbe portare il suo dominio sino alla penisola scandinava.
I dati emersi al ECCMID sono quindi molto preoccupanti, ed il Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità ritiene sia necessario prendere dei provvedimenti ed intensificare la prevenzione. Giovanni Rezza del Dipartimento di Malattie Infettive, ha espresso la sua preoccupazione per il prolungamento della stagione calda che si verifica ormai da qualche anno. Secondo Rezza questo è un elemento a favore della diffusione di questo tipo di malattie e si corre il rischio di epidemie in questi prolungati periodi di maggiore probabilità di infezione.
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