Le scimmie del Vecchio Mondo, nostri cugini primati, avevano espressioni di comunicazione più sofisticate di quanto si pensi, secondo un nuovo studio scritto da un linguista del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambrige. Fermo restando che il linguaggio umano è comunque una circostanza unica. Lo studio reinterpreta le prove sul linguaggio dei primati e conclude che le scimmie del Vecchio Mondo potevano combinare due elementi in una sequenza linguistica.
Le scimmie non sono in grado vocalizzare continuamente in uno stato finito per trasmettere un messaggio come fanno gli umani, il cui linguaggio genera un’infinita varietà di sequenze. “Stiamo dicendo che i due sistemi sono fondamentalmente diversi”, afferma Shigeru Miyagawa, linguista del MIT e coautore di un nuovo documento che illustra in dettaglio i risultati dello studio. Ciò potrebbe sembrare evidente.
Ma l’affermazione sottolinea il profondo abisso nelle capacità cognitive tra gli umani e alcuni dei nostri parenti più stretti. L’articolo, “Sistemi alla base delle comunicazioni tra scimmie umane e del Vecchio Mondo: Uno, due o infinito”, è pubblicato oggi sulla rivista Frontiers in Psychology. Gli autori sono Miyagawa, professore di linguistica al MIT; ed Esther Clarke, esperta di vocalizzazione dei primati e membro del Centro Behavior, Ecology, and Evolution Research (BEER) presso la Durham University nel Regno Unito.
Per condurre lo studio, Miyagawa e Clarke hanno rivalutato le registrazioni delle scimmie del Vecchio Mondo, una famiglia di primati con oltre 100 specie, tra cui babbuini, macachi e la scimmia probiscide. Miyagawa nota anche che quando le scimmie del Vecchio Mondo vocalizzano, sembrano usare una parte del cervello nota come opercolo frontale. Il linguaggio umano è fortemente associato all’area di Broca, una parte del cervello che sembra supportare operazioni più complesse.
Se l’interpretazione del linguaggio delle scimmie del Vecchio Mondo che Miyagawa e Clarke avanzano è attendibile, allora la capacità degli umani di sfruttare l’area del linguaggio di Broca potrebbe avergli specificamente permesso di ricombinare elementi del linguaggio come altri primati non ci permettono, collegandoci più di due elementi insieme nel discorso. “Sembra un grande salto”, afferma Miyagawa. “Ma potrebbe essere stato un piccolo cambiamento fisiologico che si è trasformato in questo enorme salto”.
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