Le scimmie marmosette, piccoli e bizzarri primati facenti parte della famiglia delle proscimmie, riescono a modificare in maniera molto rapida il loro linguaggio nel momento in cui si spostano in nuovi territori, cambiando radicalmente il loro “accento” in poche settimane, stando ai risultati di un recente studio. Adattare i loro vocalizzi potrebbe essere un modo per segnalare il loro interesse verso un nuovo gruppo oppure per aumentare le possibilità di incontrare un partner.
Proprio come gli esseri umani, le marmosette allevano la loro prole con il supporto di tutto il loro branco, elemento questo che potrebbe costituire un ulteriore ragione per cui questi primati hanno bisogno di aggiornare costantemente il loro registro linguistico, riferiscono gli scienziati dell’Università di Zurigo, che hanno condotto lo studio. La dottoressa Judith Burkart, che ha guidato la ricerca, ha dichiarato: “Si tratta di un fenomeno che coinvolge una gamma di suoni che potremmo definire come accenti. I versi di questi animali raggiungono toni molto alti, quindi per l’orecchio umano è difficile percepire queste differenze“.
Gli scienziati, in realtà, erano già a conoscenza che i vocalizzi delle marmosette variavano da una regione all’altra, ma non riuscivano a spiegarsi per quale motivo ciò accadesse. Pensavano infatti che la ragione fosse da ricercarsi in differenze a livello genetico o fattori ambientali. Per dare risposta a questo quesito, essi hanno analizzato i richiami delle marmosette comuni, che normalmente viaggiano in gruppi dai tre ai quindici esemplari, prima e dopo il loro trasferimento in una nuova colonia: ciascun gruppo non ha avuto contatti diretti con quello nuovo, ma è comunque riuscito ad adattare la propria “voce” in poche settimane.
I maschi restano col loro gruppo fino a quando non raggiungono l’età adulta e solo a quel punto iniziano a viaggiare in cerca di un partner. Il dottor Burkart ha dichiarato in proposito: “È strabiliante perchè accade la stessa cosa anche tra noi umani: una volta giunti in una nuova città finiamo inevitabilmente per assorbirne non solo i modi di fare, ma anche per imparare la loro lingua o anche solo l’accento, in certi casi“.
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