L’inquinamento non è solo quello che riguarda l’ambiente a causa di batteri, rifiuti ecc. che può essere causato dagli umani o non, ma riguarda anche l’inquinamento acustico, che non si vede ma è ben presente. Basta pensare di camminare lungo una strada in una città come New York: una costante esposizione a suoni e rumori molto alti e fastidiosi, molto spesso causati dall’eccessivo traffico di veicoli.
Non solo noi possiamo risentirne di questo inquinamento acustico, ma anche e soprattutto gli animali, che hanno un miglior udito. Particolari piattaforme subacquee, infatti, causano la sofferenza di quei mammiferi marini che fanno largo uso di comunicazione subacquea. Ma lo stesso vale anche per gli uccelli nelle grande città che hanno difficoltà a comunicare col canto.
Un gruppo di ricercatori della School of Forestry and Wildlife Sciences di Auburn, in Alabama, ha studiato gli effetti dell’ANP (anthropogenic noise pollution) su 322 specie di uccelli nel continente americano. I risultati, pubblicati sul sito eBird, hanno portato alla dimostrazione di due aspetti, ovvero che, come si presupponeva, l’inquinamento acustico nelle città è il doppio rispetto a quello presente in una foresta, e che il canto degli uccelli che vivono a stretto contatto con l’uomo è molto più complesso di quello dei loro compagni selvatici.
Questo dunque significa che gli uccelli “di città”, a causa dell’alto inquinamento, per poter cantare e distinguersi dal continuo rumore acustico di sottofondo, hanno dovuto elaborare metodi di espressione molto più complessi.
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