Prima dell’emergenza coronavirus, l’Africa stava per affrontare un’altra emergenza eccezionale. Si trattava di una sciame di locuste affamate che di per sé non è una novità in quelle zone e in questo periodo dell’anno. Il problema erano le dimensioni dello sciame. Un numero così grande di insetti non si vedeva da oltre 70 anni.
Questa emergenza sembrava essere finita quando è successo altro, un secondo sciame le cui dimensioni non sono neanche paragonabile a quello precedente. Apparentemente è grande 20 volte il primo, miliardi di insetti, miliardi di locuste che si stanno avvicinando alla Somalia in cerca di vegetazione fresca da spazzare via.
Già la prima ondata ha portato a una crisi umanitaria che non si è sentita perché il resto del mondo era impegnato con il coronavirus. Quest’altra ondata potrebbe avere effetti ancora più disastrosi. Il passaggio di un numero così alto di insetti equivale alla distruzione di qualsiasi segno di vegetazione.
Difficile difendersi da un male del genere. Qualcuno ci prova facendo baccano o lanciando sassi, ma il rumore che si portano dietro, una volta udito, non lascia scampo. L’aspetto peggiore è che per la fine di maggio, il favore del clima potrebbe portare alla nascita di un altro sciame ancora.
Molte organizzazioni si sono mosse per cercare di aiutare le popolazioni minacciate, da quelle interne dell’Africa, alla FAO e l’ONU. Tutto questo, in un clima in cui è comunque presente il SARS-CoV-2 tanto che molte risorse sono state stanziate per combattere il virus, non una piaga biblica di tale proporzione.
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