Luca Parmitano, il nostro astronauta dell’Agenzia spaziale europea (ESA), è giunto sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per sviluppare decine di esperimenti con cui preparare un viaggio futuro e tanto atteso sia per un ritorno dell’uomo sulla Luna sia per una missione su Marte.
Parmitano ha battezzato la sua seconda esperienza nello spazio con un nome esplicito Beyond (Oltre), dato che il suo obiettivo sarà quello di spianare il terreno scientifico di future spedizioni oltre l’ISS, sempre con un occhio di riguardo pianeta rosso. “La missione si pone l’obiettivo di studiare le novità tecnologiche e scientifiche in futuro per arrivare su Marte, per andare oltre la ISS“, spiega Giovanni Valentini, responsabile per l’utilizzo delle risorse dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) nella stazione orbitale.
Pertanto, per quasi 200 giorni, il nostro pilota delle Forze Armate italiane eseguirà circa 50 prove, di cui sei italiane, per testare le tecnologie con cui affrontare i lunghi viaggi nello spazio.
Valentini ha coordinato lo sviluppo di Nutriss, che approfondirà la nutrizione degli astronauti e suggerirà cambiamenti nella loro dieta per evitare un aumento dei loro livelli di massa corporea a causa del poco esercizio fisico e della mancanza di gravità. “L’intenzione è di cercare di capire se è possibile in qualche modo regolare la dieta e mantenere la massa corporea degli astronauti a un livello ottimale per lunghi viaggi come su Marte“, spiega.
Ha inoltre seguito l’implementazione di Acoustic Diagnostics, che ha lo scopo di controllare la capacità uditiva dell’equipaggio e sapere se peggiora, perché la ISS è soggetta ad un ambiente rumoroso e risente delle alte radiazioni e della microgravità.
Un altro esperimento è quello di Amyloid Aggregation e analizzerà il modo in cui le placche amiloidi si comportano nello spazio, una proteina legata a malattie degenerative come l’Alzheimer.
Il quarto esperimento italiano è Lidal ed è la continuazione di Altea che, tra il 2006 e il 2012, ha misurato le radiazioni cosmiche a bordo del laboratorio orbitale.
Ora, questo nuovo test estende la potenza delle misure e, tra i prossimi 18 e 48 mesi, permetterà la possibilità di osservare anche gli ioni leggeri e l’energia cinetica per conoscere la velocità e l’origine della radiazione che colpisce la ISS.
Da segnalare anche “Minieuso” è un telescopio che cattura i raggi ultravioletti: sarà posizionato nel modulo russo, guarderà attraverso una finestra verso la Terra e realizzerà una mappa ultravioletta per creare per la prima volta le immagini del pianeta in quella lunghezza d’onda.
L’ultimo esperimento italiano si chiama “Xenogriss” e studierà la crescita dei girini in orbita.
D’altra parte, Parmitano effettuerà altri test dell’ESA, come guidare un rotore remoto sull’isola spagnola di Lanzarote. L’obiettivo è addestrare i cosmonauti a manovrare con veicoli robotici su superfici rocciose, come se fosse Marte.
I risultati faranno parte del contributo dell’ESA all’idea di costruire una stazione spaziale attorno alla Luna, il cosiddetto Gateway, e anche per Heracles, la missione con cui Europa, Giappone e Canada intendono riporta l’uomo sul nostro satellite naturale entro il 2026.
Un altro grosso problema quando si tratta di immaginare la colonizzazione dei pianeti è quello di provvedere ai rifornimenti alimentari per il sostentamento degli umani. In tutta la missione Beyond, si studierà anche come aumentare l’autonomia della stazione spaziale attraverso il riciclaggio. E in questa missione i microbi potrebbero svolgere un ruolo molto importante. Ed è noto che alcuni di questi microrganismi sono in grado di estrarre minerali dalle rocce come ferro, calcio o magnesio e persino di generare cibo e ossigeno, il che li rende dei minatori utili e alleati nell’esplorazione spaziale. L’esperimento Biorock permetterà agli scienziati di capire come funzionano questi esseri e la loro capacità di colonizzazione.
L’ossigeno utilizzato dalla ISS è ottenuto da grandi serbatoi di acqua trasportati dalla Terra. Parmitano testerà un sistema che potrebbe trasformare la metà del biossido di carbonio prodotto a bordo in ossigeno. In questo modo, stima l’ESA, la stazione spaziale richiederebbe 400 litri di acqua in meno all’anno.
Luca Parmitano combinerà questi e molti altri test con il ruolo di comandante della ISS, la prima volta, per un italiano, in testa di questo laboratorio a 400 chilometri dalla Terra.
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