Gli scienziati del Max Planck Institute in Germania hanno rilevato una “bomba” climatica che emette enormi quantità di gas serra nel Mar Rosso. Sul fondo del mare, i gas di idrocarburi stanno ribollendo, inquinando l’atmosfera a un ritmo equivalente a quello delle emissioni di alcuni grandi Paesi esportatori di combustibili fossili, come gli Emirati Arabi Uniti o il Kuwait.
Secondo un nuovo articolo scientifico, pubblicato il 28 gennaio su Nature Communications, i gas si mescolano alle emissioni inquinanti del trasporto industriale, formando un gruppo inquinante che è molto dannoso per la salute umana.
I ricercatori del Max Plank Institute hanno condotto una spedizione intorno al Golfo Persico nel 2017 e hanno scoperto che i livelli di etano e propano nell’aria nel Mar Rosso settentrionale erano fino a 40 volte superiori alle previsioni.
Il traffico, l’agricoltura, la combustione della biomassa e altre possibili fonti di emissioni di gas sono stati analizzati dai ricercatori, che sono giunti a una conclusione inaspettata: entrambi i gas provenivano dal fondo del mare, dopo essere fuggiti dai serbatoi sotterranei naturali di petrolio e gas.
Le correnti trasportano etano e propano in superficie, dove questi gas vengono miscelati con protossido di azoto, un altro gas serra, emesso in grandi quantità da navi industriali. I composti gassosi risultanti sono estremamente dannosi per la salute umana, avvertono gli esperti.
Efstratios Boursoukidis, autore principale dello studio, ha dichiarato di essere rimasto molto sorpreso da questi risultati. “Abbiamo impiegato quasi due anni a lavorare su questo set di dati per dimostrare, con fiducia, che le emissioni hanno raggiunto circa due chilometri sotto la superficie del mare“.
Le emissioni provocano una fonte di metano atmosferico, un potente gas serra e la situazione è aggravata dall’inquinamento da protossido di azoto. Gli scienziati sostengono che la tendenza è che questo scenario peggiori man mano che la rotta del Mar Rosso settentrionale diventa ancora più frequentata.
“Nei prossimi decenni, si prevede che il traffico navale attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez continuerà ad aumentare, con un aumento delle emissioni di ossido di azoto“, ha affermato Boursoukidis. “Questo aumento potrebbe amplificare il ruolo di questa fonte, portando a un significativo deterioramento della qualità dell’aria regionale“.
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