Secondo una nuova ricerca, a contribuire alla scomparsa dell’acqua su Marte, potrebbero essere state le spaventose tempeste di sabbia che si verificano sul Pianeta Rosso. Delle terribili tempeste proprio come quella che ha decretato la fine del rover Opportunity, proprio lo scorso anno, alla fine di Maggio 2018.
La tempesta che abbiamo osservato tramite “gli occhi” di Oppy, prima che si spegnessero definitivamente, era di portata tale da impedire al Sole di far arrivare la sua luce sul pianeta. Una tempesta tale da coprire il pianeta in una nuvola di polvere spessa e pesante. Tempeste di questo genere non sono di certo rare su Marte. I mezzi della NASA ne hanno già osservate molte nel corso della storia esplorativa dell’agenzia statunitense sul Pianeta Rosso. Furono individuate due tempeste all’anno nel 1971 e nel 1977, ed una all’anno nel 1982, nel 1994, nel 2001 e nel 2007.
Ma proprio gli eventi che oggi sembrano proprie di un pianeta arido e polveroso come Marte, potrebbero aver contribuito a renderlo così. Alcuni miliardi di anni fa sulla superficie di Marte scorreva acqua allo stato liquido e che il Pianeta Rosso possedeva un’atmosfera densa e pesante, molte sono infatti le prove individuate di recente che avvalorano questa ipotesi. Si pensa che il 20% della sua superficie fosse coperto da un grande oceano e che su Marte vi scorressero profondi fiumi, ma che fine ha fatto tutta l’acqua che era su Marte?
L’acqua evaporò dalla superficie dell’ormai arido pianeta, quando 4 miliardi di anni fa il suo campo magnetico si disperse. Senza la protezione del suo campo magnetico, i venti solari dissolsero la sua atmosfera, rendendo il pianeta incapace di mantenere le sue riserve idriche che sono evaporate senza formare nubi e pioggia.
A contribuire alla perdita dell’acqua su Marte, le temibili tempeste di sabbia. Un team di ricercatori del Goddard Space Flight Center, ha utilizzato i dati dell‘ExoMars Trace Gas Orbiter (TGO) per tenere traccia del movimento del vapore acqueo nell’atmosfera di Marte prima e dopo la tempesta di sabbia del 2018.
Dall’analisi dei dati del TGO, i ricercatori hanno individuato la presenza di molecole di acqua molto più in alto del solito. Dopo la tempeste anziché a 20 km dalla superficie, dove si trovano di solito, i ricercatori hanno trovato tracce di acqua fino ad 80 km dal suolo di Marte. A questa distanza le radiazioni solari scindono molto più facilmente le molecole d’acqua, dividendole in ossigeno ed idrogeno, componenti elementali che si disperdono nello spazio.
Dallo studio basato sulle osservazioni del TGO, i ricercatori hanno anche notato che non vi era traccia di metano nell’atmosfera di Marte dopo la tempesta di sabbia, anche se Curiosity aveva individuato dei picchi di gas nel Gale Crater.
L’obiettivo dello studio sulle tempeste di Marte è sia di determinare gli eventi che influenzano il clima del pianeta, sia quello di sviluppare dei sistemi di protezione per le future missioni sul Pianeta Rosso, in modo da far si che non si ripetano eventi come quello che ha portato alla morte di Oppy.
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