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Tramandare la storia tramite dei microbi: delle capsule del tempo

Dai primi ominidi, a quelli che siamo ora, abbiamo sempre cercato di tramandare qualcosa. Che siano delle pitture nelle grotte, dei monumenti enormi, o dei dati scritti su dei dischi metallici spediti nello spazio profondo, l’uomo vuole essere ricordato. L’estinzione potrebbe essere dietro il prossimo angolo e sembra che attualmente non abbiamo un metodo valido per trasmettere le nostro conoscenze a una civiltà futura, o forse sì? Con dei microbi.

Un ricercatore dell’Università di Harvard ha proposto qualcosa di interesse anche se non completamente nuovo. Vorrebbe sfruttare dei batteri particolari, gli Halobacterium salinarum, dei microbi che adorano il sale. L’idea dell’autore è di incorporare delle opere d’arte all’interno del genoma di quest’ultimi.

La scelta verso tale batterio risiede nel fatto che è particolarmente resistente e dovrebbe sopravvivere anche su una terra desolata e priva di forme di vita più complesse di microrganismi. Per quanto riguarda il resto, non è la prima volta che si parla di inserire dati del genere all’interno del DNA.

 

Microbi e la capacità di stoccaggio del DNA

La scienza può effettivamente creare dei codici e inserirli nel DNA di organismi. Joe Davis per esempio, l’autore dello studio in questione, ha creato due semplici opere d’arte prima di trasformarle in coordinate da inserire all’interno dei geni del batterio. Ci è riuscito, ma l’aspetto fondamentale viene dopo.

Anche riproducendosi, il batterio ha conservato tali codici rimanendo identico. Il prossimo passo di questa teoria è capire se il codice rimane costante anche nel tempo. Anche riuscendoci però, il discorso per opere più complesse diventa ancora complicato. Si può tranquillamente convertire qualsiasi cosa in codice, ma più è grande e più ci vuole tempo per creare una stringa abbastanza piccola da poter essere inserita i tali geni.

Giacomo Ampollini

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