Allo stato attuale delle cose è impossibile quantificare il rischio che è la microplastica per il genere umano. Si tratta fondamentalmente di un problema del nostro secolo e quindi ogni si possono fare nuove scoperte, ma si viaggia sostanzialmente alla cieca. Recentemente uno studio ha scoperto che di fatto questi elementi in natura diventano più pericolosi man mano che il tempo passa.
Nello specifico è stato visto come un elemento di base comune alla maggior parte della microplastica, il polistirene, diventa sempre più tossico man mano che viene irradiato alla luce ultravioletta. Lo studio in sé ha fatto invecchiare pezzi di questo elemento con una radiazione continua per cinque settimane di fila. Il risultato è che i pezzi hanno finito per far reagire le cellule A549 che si trovano all’interno dei nostri polmoni.
Più nello specifico, questi pezzi di microplastica corrotti dalla luce ultravioletta sono in grado di danneggiare l’integrità della barriera intracellulare di alcune cellule polmonari e al tempo stesso rendono più difficile una guarigione. L’effetto a lungo termine di questo pericolo al momento non è noto, ma indica che ci può essere un rischio concreto per la salute umana.
Un’altra recente scoperta che riguarda la microplastica è l’identificazione di quella che è stata definita la prima vera malattia legata a questo fenomeno. Per ora sembra interessare solo gli uccelli marini, ma sembra già un problema abbastanza esteso. Si chiama plasticosi e segna un nuovo punto di svolta nella nostra storia.
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