Ormai è noto che la microplastica si trova ovunque nel nostro mondo. Una presenza pervasiva i cui effetti non sono esattamente ancora noti, ne sul breve periodo e nemmeno sul lungo. Finora ci si sta concentrando su cosa quindi potrebbe causare agli essere viventi, noi come gli animali in generale, ma non solo. Recenti studi ne hanno evidenziato la presenza all’interno di piante con risvolti alquanto problematici.
La microplastica, caratterizzata da frammenti minuscoli, è in grado di insinuarsi all’interno degli organismi vegetali. Il risultato di questa presenza è andare a contrastare l’efficacia della fotosintesi clorofilliana. Si parla di una riduzione in tal senso che arriva al 12% in media con una differenza però tra le tipologie di piante come colture terrestri, marine e di acqua dolce; le più vulnerabili sono quelle terrestri con una media del 18%. Un impatto enorme con potenzialità catastrofiche.
La microplastica nelle piante
Qual è il risultato in termini di rese dell’agricoltura? I ricercatori prevedono che nel giro di 25 anni potrebbe dover fare i conti con una produzione ridotta anche del 13,5% nelle colture di base dell’alimentazione umana. Si parla quindi di mais, riso e grano. Se si parla anche di alghe, dove la microplastica interferisce con lo stesso fenomeno, la scarsa riproduzione delle suddette può portare anche a una riduzione del pescato in quando sono alla base dell’alimentazione dei pesci.
Le parole nei ricercatori: “È davvero spaventoso. L’esposizione alle microplastiche non è stata affatto sorprendente. Ciò che mi ha sorpreso è stato il livello di impatto. Se non agiamo ora entro i prossimi 70-100 anni, assisteremo a danni ecologici molto più ampi”.