Microsoft sta collaborando con diversi partner per creare strumenti basati sull’IA che potrebbero agevolare la vita delle persone con disabilità. A dire la verità questi modelli di intelligenza artificiale non si basa su dati specifici derivanti da queste persone.
L’azienda vorrebbe far si che questi strumenti rispecchino le esigenze di persone con handicap per facilitare la loro quotidianità. Si consideri ad esempio un sistema di visione artificiale che riconosce gli oggetti e può descrivere ciò che si trova intorno. È probabile che l’algoritmo sia stato addestrato con i dati raccolti da persone capaci, dal loro punto di vista, probabilmente in piedi.
Una persona su sedia a rotelle potrebbe trovare non funzionante o comunque complicata dal suo punto di vista o dal modo in cui guarda. Allo stesso modo, un cieco non saprà tenere la telecamera nella giusta posizione abbastanza a lungo perché l’algoritmo possa fare il suo lavoro, quindi deve farlo per tentativi ed errori.
Tali ed altre problematiche possono essere riscontrate anche con un riconoscimento facciale. Sappiamo che avvolte non riconosce neanche un diverso colore di pelle, quindi come può riconoscere facce con persone che utilizzano ausili facciali? Questi confondenti possono influire in modo significativo sulla precisione se il sistema non ha mai visto nulla di simile.
Discussa meno comunemente ma non meno importante è la rappresentazione visiva delle persone con disabilità o del loro punto di vista. Microsoft ha annunciato delle cooperazioni per cercare di risolvere questo vuoto di dati limitando l’inclusività dell’IA. La prima è una collaborazione con il Team Gleason, un’organizzazione formata per migliorare la consapevolezza sulla malattia degenerativa neuromotoria sclerosi laterale amiotrofica, o SLA.
Le persone che convivono con la SLA hanno un’enorme varietà di sintomi e tecnologie assistive che possono interferire con algoritmi che non li hanno mai visti prima. Ciò diventa un problema se, ad esempio, una società volesse fornire un software di tracciamento dello sguardo basato sul riconoscimento facciale, come Microsoft vorrebbe sicuramente fare.
Project Insight è il nome di un nuovo sforzo congiunto con Microsoft che raccoglierà immagini del viso di utenti volontari affetti da SLA mentre svolgono la loro attività. Col tempo i dati del viso saranno integrati con i servizi cognitivi esistenti di Microsoft, ma anche rilasciati gratuitamente in modo che altri possano migliorare i propri algoritmi con esso.
Un’altra opportunità di miglioramento è reperire immagini da utenti che non utilizzano un’app allo stesso modo della maggior parte. Come la persona con problemi di vista o su una sedia a rotelle di cui sopra, mancano i dati dal loro punto di vista. Ci sono due sforzi volti ad affrontare questo problema.
Un’altra collaborazione riguarda le persone con cecità. Gli studiosi stanno cercando di raccogliere dati in grado di riconoscere determinati oggetti di uso quotidiano. A differenza di altri set di dati, tuttavia, questo sarà ricavato interamente da utenti ciechi, il che significa che l’algoritmo imparerà dall’inizio a lavorare con il tipo di dati che verrà comunque fornito in seguito.
L’altro è un’espansione di VizWiz per comprendere meglio questo tipo di dati. L’inclusività è complessa perché riguarda persone e sistemi che, magari senza nemmeno rendersene conto, definiscono normale e quindi non funzionano al di fuori di quelle norme. Se l’intelligenza artificiale sarà inclusiva, normale deve essere ridefinito e questo richiederà molto duro lavoro. Fino a poco tempo, le persone non ne parlavano nemmeno. Ma questo sta cambiando.
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