Infinite Essence, questo il nome del progetto con cui il fotografo Mikael Owunna ha deciso di trasformare la frustrazione e l’esaurimento, in cosmo infinito. E cosi la luce ultravioletta e la vernice fluorescente, trasformano i corpi dalla pelle nera in esseri celesti ed ultraterreni. Corpi eterni, eterei e magici, che si elevano al di là dell’umana sofferenza.
Owunna è un fotografo nigeriano-svedese di 28 anni, nato a Pittsburgh in Pennsylvania. Infinite Essence è nato dalla sua stanchezza alla visione di immagini violente e disumanizzanti di persone di colore, così frequenti nei media. Questa infatti la dichiarazione dell’artista: “I neri morti e morenti, uccisi da agenti di polizia, annegati sulle rive del Mediterraneo, affamati e sofferenti nella fotografia pluripremiata, il tropo del corpo nero come luogo della morte è ovunque”.
L’evento scatenante che ha portato alla nascita di Infinite Essence è stata la visione, nel 2014, da parte del giovane fotografo, delle immagini del corpo di Michel Brown, che giaceva in strada dopo essere stato ucciso da alcuni poliziotti nel Missouri. L’immagine si diffuse a tal punto da finire in prima pagina sul New York Times.
Per Owunna “se la maggior parte delle immagini che vedi di te sono negative, se le persone che ti assomigliano sono morte o catturate in una luce negativa, come fanno quelle immagini ad entrare nel tuo corpo?”
Per questo ha deciso di contrastare il dolore che scaturisce da queste immagini, creando delle immagini che mostrassero il corpo nero come un luogo di magia e non di morte.
Il nome del progetto, Infinite Essence, è ispirato allo scritto Chinua Achebe. Un trattato sulla spiritualità nella tradizione Igbo, sulla divinità suprema Chuku e sul concetto del Chi, la guida spirituale che risiede in ogni essere umano.
A riguardo Owunna ci spiega che “ciascuno dei nostri spiriti è solo un raggio dell’essenza infinita del Sole. E nella mia fotografia, utilizzando la luce UV, sto cercando di catturare quella dimensione spirituale in cui siamo tutti coinvolti. Questo è ciò che sto radicando nel progetto e questo è ciò che sto catturando con le mie immagini, la guida spirituale che è nei modelli”.
Il suo obiettivo è quindi quello di cercare di incarnare l’eterno attraverso la fotografia. Studente di ingegneria, ha usato le sue conoscenze in questo campo, per modificare il flash della macchina fotografica, in modo che emettesse luce ultravioletta. Con questo espediente è riuscito a rendere visibile la vernice fluorescente per il body painting. I modelli, coperti di pittura fluorescenti, sono fotografati al buio, con la sola luce ultravioletta del flash, ottenendo immagini di corpi fatti di stelle e di infinito. L’intero cosmo che emerge dalla pelle nera dei modelli.
Il fatto che questo infinito sulla pelle, possa essere visto solo con l’utilizzo della luce ultravioletta, trasmette l’idea del progetto di Owunna. “Indipendente da quanto possiamo essere oppressi sul piano fisico, siamo esseri infiniti fatti della polvere di stelle che forma ogni fibra del nostro essere. Nello spettro della luce visibile c’è il razzismo, il sessismo e l’omofobia. Ma osservando i corpi nella luce UV, che è oltre le possibilità dell’occhio umano, il corpo nero diventa luogo di magia“.
È un processo intimo, un rapporto di fiducia con il modello. Ognuno sceglie i colori con cui vuole essere dipinto, quelli che sente gli appartengano. La pittura del corpo dura fino ad un’ora, dopodiché si passa alla sessione fotografica, che può durare anche 5 ore. Un tempo lungo, per cercare di stabilire un contatto ed un’intimità che possa far sentire a suo agio il modello o la modella, vestiti di sola vernice, invisibile nella luce normale.
Non c’è nessuna imposizione da parte del fotografo riguardo le pose. Si tratta più di una collaborazione tra fotografo e modello, il risultato di una conversazione tra i due che verte attorno a certi temi. Ad esempio con i modelli, il suo intento è quello di mostrare tenerezza, un aspetto del carattere umano raramente associato con la mascolinità.
Le immagini finali, invece che su carta fotografica, sono stampate su alluminio, un richiamo alla tradizione metallurgica africana. Ed un cenno al fatto che il metallo, pur essendo forte, si piega.
Con il progetto Infinite Essence, l’intento di Owunna è quello non solo di trasformare i corpi di chi fotografa, ma anche di chi vedrà il suo lavoro.
“Sogno di creare spazi espositivi in cui le persone possano entrare, e in particolare i neri, e sentirsi trasformati e affermati in quello che sono“. Owunna ha ricordato con affetto ed orgoglio la reazione di una delle modelle, che guardando l’immagine che la ritraeva ha esclamato: “wow, tutta la mia vita ho sognato di essere adornata di stelle, e questo è più di quanto abbia mai immaginato. Ogni persona di colore merita di essere vista in questo modo“.
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