Quella di Mileva Maric, moglie di uno dei più famosi fisici teorici, Albert Einstein, è una storia dedicata a tutte le donne. Soprattutto a quelle donne che lavorano in ambienti culturalmente riservati agli uomini. Tutte quelle donne che hanno lottato per affermarsi e che hanno dovuto dimostrare il loro valore, le loro capacità, le stesse che agli uomini vengono semplicemente concesse. Una storia di parità, di lotta e di sacrificio.
Mileva Maric aveva un sogno che nel 1896 era più un miraggio per una donna, ovvero diventare una fisica e laurearsi al Politecnico di Zurigo. Ma era un epoca questa in cui alle donne la scienza non era concessa, e che ha portato a dover lottare duramente, grandi menti come quella di Marie Curie e Rosalind Franklin, grandi donne a cui pochi meriti sono stati riconosciuti e che non hanno avuto vita per niente facile nel loro lavoro.
Mileva fatica a frequentare l’università, viene ostacolata e bocciata, perché donna, perché nel frattempo diventa madre e sposa Einstein, che a quel tempo non era ben visto dagli accademici e benpensanti professori universitari. Non riesce ad ottenere la laurea, né il dottorato, ed il suo sogno rimane tale, solo un sogno, una speranza, per una donna in gamba e preparata, una donna che conosceva la sua materia e che avrebbe potuto dare molto alla scienza.
Una donna come molte che ancora oggi devono lottare per la loro posizione, che devono faticare il doppio rispetto agli uomini. Donne come Katie Bouman, la giovane ricercatrice grazie alla quale abbiamo potuto ammirare la prima immagine reale di un buco nero, e che è stata duramente criticata per aver postato la sua soddisfazione personale sui social. Donne come Ellen MacArthur ed il suo idolo, Sophie Burke, che hanno si sono guadagnate la loro posizione a suon di record nel mondo prettamente maschile della vela. Donne come Anita Conti, fotografa ed esploratrice francese, che negli anni trenta diventa la prima oceanografa donna e che si imbarca sui pescherecci nei Banchi di Terranova per studiare la zona.
A tutte queste donne, a molte altre che nel passato e nel presente hanno lottato per la loro vita professionale, è dedicata la notizia della laurea di Mileva, che in un epoca in cui le donne potevano concedersi il solo svago della cura della famiglia, del ricamo e della pittura, voleva diventare fisica, voleva realizzare il suo sogno.
Mileva non ci riuscì, ma altre donne oggi sono riuscite lottando a realizzare il loro sogno, tra di loro anche Gabriella Greison, fisica sperimentale laureata a Milano e divulgatrice scientifica, che ha scritto due libri (“Einstein ed io” e “Sei donne che hanno cambiato il mondo”) e condotto molte ricerche su Mileva Maric. Le ricerche su Mileva hanno condotto la dottoressa Greison al Politecnico di Zurigo e la storia di Mileva, che è la storia di molte donne nel passato e nel presente, l’ha spinta ad inoltrare al Politecnico la richiesta di concedere a Mileva Maric una laurea postuma in fisica.
Una richiesta fatta da una donna per una donna, e per tutte le donne, e nata dall’idea di una ragazza di quarta liceo, Arianna, che dopo un monologo su Mileva Maric della dottoressa Greison nel tetro della loro scuola, le ha chiesto di portare avanti e che le ha chiesto di portare avanti la proposta, di cui si parla nel monologo, della richiesta di laurea postuma per Mileva. La Greison ha preso sul serio la richiesta di Arianna, ed ora la risposta è arrivata, la proposta è in discussione al Politecnico di Zurigo, ed a fine Luglio arriverà la risposta definitiva.
Una risposta che ci auguriamo sia un “SI”, che possa dimostrare che i tempi sono cambiati, che per quanto diversi, uomini e donne possono in egual modo sognare ed impegnarsi per realizzare i propri sogni, in ogni ambito e campo, nella fisica, nella medicina, nello sport, nel lavoro e perché no, anche nella famiglia. Ogni uomo ed ogni donna ha il suo sogno, e deve essere concessa egualmente a tutti la possibilità di realizzarlo, e Mileva, ovunque ora sia, potrebbe veder realizzato grazie ad un’altra donna, il suo sogno, in nome suo e di tutte le donne come lei.
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