La scienza sta portando la medicina su un livello sempre più sofisticato e aggiornato. Ne sono la prova gli ospedali dotati di 5G e intelligenza artificiale, o il materiale umano che promette di porre fine ai rigetti negli interventi chirurgici e ai punti, mentre gli organi umani diventano oggetto per lo studio e la creazione di protesi funzionali. Oggi andiamo oltre: uno strumento di editing genetico è stato utilizzato con successo in chirurgia.
L’operazione è stata eseguita su un paziente affetto da una malattia genetica chiamata amaurosi congenita di Leber, che causa la cecità negli individui fin dall’infanzia. Sebbene il team medico non abbia fornito dettagli sul paziente o sull’esecuzione dell’intervento, ha però messo a disposizione alcuni dettagli su come sia avvenuta l’operazione, presso l’Oregon Institute of Health and Science negli Stati Uniti.
Affinché sia possibile il miracolo della medicina che faccia rivedere qualcuno, la tecnica utilizza uno strumento chiamato editing del gene CRISPR all’interno del corpo del paziente. Permette di tagliare e riassemblare il DNA rimuovendo pezzi che causano problemi, ovvero sopprimendo i geni che causano queste malattie. La tecnica è già stata dimostrata come sicura.
L’operazione è stata eseguita in anestesia generale. I medici hanno somminisistrato 3 gocce della soluzione con il meccanismo di modifica genetica attraverso un tubo nell’occhio del paziente, appena sotto la retina, nella parte posteriore dell’occhio, dove vi sono cellule sensibili alla luce che sono responsabili della visione. Questo tipo di chirurgia è a basso rischio, secondo i medici.
“Abbiamo letteralmente il potenziale per far rivivere le persone che sono essenzialmente cieche. Crediamo che si possa creare un nuovo set di farmaci per alterare il DNA“, afferma Charles Albright, direttore scientifico di Editas Medicine, che sviluppa il trattamento.
Secondo i medici, negli animali è già stato possibile riparare metà delle cellule necessarie per la vista e per ripristinare il senso occorrono almeno un decimo di esse in piena operatività. Per scoprire se la procedura ha funzionato, ci vorrà almeno un mese; se il risultato è positivo, i test dovrebbero aver luogo in altri 18 pazienti. L’aspettativa è che la procedura possa essere utilizzata per diverse applicazioni e, forse in futuro, per prevenire e combattere il cancro.
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