Alcuni campioni di rocce terrestri, sepolti nei magazzini dello nello Smithsonian Institute dal 19° secolo, potrebbero contenere importanti indizi per la ricerca di acqua su Marte. Si tratta in particolare di un’idroematite, scoperta dal mineralista tedesco August Breithaupt nel 1843 che è stata riesaminata dagli scienziati della Penn State University. Il team di ricercatori ritiene infatti che questa roccia terrestre possa avere caratteristiche simili alle particolari rocce trovate su Marte, soprannominate “mirtilli”.
I mirtilli di Marte furono individuati nel 2004 dal rover Curiosity della NASA, che li aveva classificati come ematite. Ma secondo questo nuovo studio, potrebbe trattarsi di idroematite, un minerale che Curiosity non ha la tecnologia esatta per individuare. Questo significa che l’analisi sulle rocce terrestri potrebbe svelare la presenza di acqua nelle rocce marziane. Come spiega infatti Peter J. Heaney, professore di geoscienze della Penn State University, “sulla Terra, queste strutture sferiche sono idroematite, quindi mi sembra ragionevole ipotizzare che i ciottoli rosso vivo su Marte siano idroematite”.
L’idea per questo nuovo studio è nata quando Si Athena Chen, studente di dottorato in geoscienze di Heaney, è entrato in possesso di diversi campioni di roccia antica in cui era stata individuata acqua. Chen condusse diversi test sulla roccia del XIX secolo, tra cui la spettroscopia a infrarossi e la diffrazione dei raggi X di sincrotrone, un metodo più sensibile e raffinato di quello utilizzato quando il campione fu descritto per la prima volta da Breithaupt nel 1843.
Con la sua analisi Chen scoprì che i minerali erano poveri di ferro e contenevano idrossili che sostituivano alcuni degli atomi di ferro. Chen ha dunque cercato di individuare “quali erano le condizioni naturali per formare ossidi di ferro. Quali erano le temperature e il pH necessari per cristallizzare queste fasi idrate ed è possibile trovare un modo per sintetizzarle?”
Chen ha scoperto che a temperature inferiori a 148° Celsius, in un ambiente acquoso e alcalino, l’idroematite può precipitare, formando strati sedimentari. Heaney spiega infatti che “gran parte della superficie di Marte apparentemente ha avuto origine quando la superficie era più umida e gli ossidi di ferro precipitavano grazie all’acqua. Ma l’esistenza dell’idroematite su Marte è ancora speculativa.”
Gli esperimenti di Chen hanno portato alla scoperta che l’idroematite naturale conteneva dal 3,6% al 7,8% in peso di acqua. A seconda della quantità di minerali di ferro idratati trovati su Marte, i ricercatori ritengono dunque che potrebbe esserci una notevole riserva d’acqua sul Pianeta Rosso.
“La presenza di idroematite su Marte fornirebbe ulteriori prove che Marte era un tempo un pianeta acquoso e che l’acqua è l’unico composto necessario per tutte le forme di vita sulla Terra”, hanno dichiarato i ricercatori.
Ph. Credit: Mars Exploration Rover Mission, JPL, NASA
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