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Morbo di Parkinson: i fumatori hanno davvero meno probabilità di ammalarsi?

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronica e progressiva che colpisce principalmente il sistema motorio. I sintomi principali includono tremori, rigidità muscolare, bradicinesia (movimenti lenti), e instabilità posturale. Colpisce milioni di persone in tutto il mondo e la sua prevalenza tende ad aumentare con l’età. Nonostante anni di ricerca, le cause esatte del Parkinson rimangono sconosciute, anche se si ritiene che siano il risultato di una combinazione di fattori genetici e ambientali. I ricercatori hanno scoperto che il monossido di carbonio riduceva l’accumulo della proteina alfa-sinucleina associata al Parkinson e attivava percorsi che limitano lo stress ossidativo.

Questi risultati suggeriscono che i meccanismi molecolari innescati dal monossido di carbonio a basso dosaggio potrebbero rallentare la progressione del morbo di Parkinson. È in fase di progettazione uno studio clinico per testare questa terapia nei pazienti affetti da Parkinson. Inoltre, si è scoperto che la sovraespressione dell’eme ossigenasi-1, un enzima indotto dallo stress che produce monossido di carbonio endogeno, protegge i neuroni dopaminergici dalla neurotossicità in un modello animale di Parkinson.

 

I fumatori sono meno a rischio di ammalarsi di Parkinson

Una delle correlazioni più intriganti emerse negli ultimi decenni riguarda la relazione tra il fumo di sigaretta e la ridotta incidenza del Parkinson. Numerosi studi epidemiologici hanno mostrato che i fumatori sembrano avere un rischio inferiore di sviluppare questa malattia rispetto ai non fumatori. Ad esempio, una meta-analisi del 2010 ha evidenziato che i fumatori hanno un rischio del 40-50% inferiore di sviluppare il Parkinson rispetto a coloro che non hanno mai fumato. Questa scoperta ha portato a un interesse crescente nella comprensione dei potenziali effetti neuroprotettivi del fumo.

Il principale sospettato nel legame tra fumo e Parkinson è la nicotina. Questa sostanza, che si trova naturalmente nelle piante di tabacco, ha la capacità di influenzare il sistema nervoso centrale. La nicotina agisce sui recettori nicotinici dell’acetilcolina, stimolando il rilascio di dopamina – un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo del movimento e che è carente nei pazienti affetti da Parkinson. Studi sugli animali hanno mostrato che la nicotina può avere un effetto neuroprotettivo, proteggendo i neuroni dopaminergici dalla degenerazione.

Esistono diversi meccanismi che potrebbero spiegare perché il fumo sembra ridurre il rischio di Parkinson. In primo luogo, la nicotina sembra ridurre l’infiammazione cerebrale, un fattore associato alla progressione della malattia. Inoltre, il fumo può aumentare l’attività degli enzimi antiossidanti, riducendo così lo stress ossidativo che danneggia i neuroni. Infine, la stimolazione dei recettori dopaminergici da parte della nicotina potrebbe contribuire a mantenere i livelli di dopamina nel cervello, ritardando l’insorgenza del Parkinson.

 

Il fumo rimane una delle principali cause di morte prevenibile in tutto il mondo

Uno degli aspetti più interessanti è che il rischio ridotto di Parkinson è più evidente nei fumatori attuali rispetto agli ex fumatori, suggerendo che l’effetto protettivo potrebbe scomparire una volta smesso di fumare. Inoltre, sembra che la durata e la quantità di fumo siano direttamente correlate alla riduzione del rischio, il che indica un effetto dose-risposta. Tuttavia, questo non significa che iniziare a fumare sia consigliabile, dato che i danni causati dal fumo superano di gran lunga qualsiasi beneficio potenziale.

Gli studi hanno evidenziato che le persone che hanno fumato per oltre 20 anni presentano un rischio significativamente inferiore di sviluppare il Parkinson rispetto a coloro che hanno fumato per un periodo più breve. Tuttavia, è importante notare che più si fuma, maggiori sono i danni alla salute generale, come l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari e cancro. Nonostante la possibile riduzione del rischio di Parkinson, il fumo rimane una delle principali cause di morte prevenibile in tutto il mondo. Le malattie legate al fumo, come il cancro ai polmoni, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e le malattie cardiovascolari, rappresentano una minaccia molto più grande rispetto ai benefici potenziali nella prevenzione del Parkinson.

È fondamentale sottolineare che, nonostante le associazioni osservate, non c’è una prova definitiva che la nicotina o il fumo siano protettivi contro il Parkinson. La maggior parte degli studi è di natura osservazionale, il che significa che non possono stabilire un rapporto di causa-effetto. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno il ruolo del fumo nella prevenzione del Parkinson e se esistono alternative più sicure alla nicotina.

Immagine di prostooleh su Freepik

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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